Quando sento parlare di intelligenza artificiale mi tornano automaticamente alla memoria due film. “AI-Intelligenza artificiale” di Spielberg e “L’uomo bicentenario”, quest’ultimo tratto da un racconto di Asimov.
Fantascienza. Non siamo ancora arrivati ad avere in casa androidi del tutto simili agli esseri umani, ma i prodromi ci sono tutti.
Come cambierà la nostra vita? Come sta già cambiando?
Certo, è un argomento enorme, troppo complesso per essere sintetizzato dentro l’articolo di una rubrica che parla di fumetti. Però un articolo, raccontando fatti e notizie, può quantomeno dare un’idea della situazione, dell’atmosfera che pesa su una questione che forse, in campo creativo, sta accentuando la separazione tra due diversi modi di concepire eticamente l’attività artistica: quello degli autori e quello degli editori.
Cosa accadrebbe se, in un futuro beninteso distopico, la rivista italiana di fumetti per eccellenza, la prima, quella storica, pubblicasse un numero corredato di una copertina realizzata con l’intelligenza artificiale?
Ma quale futuro distopico! E’ accaduto veramente!
La copertina del numero di Linus di novembre, realizzata (e ciascuno darà a questo termine il valore che ritiene più opportuno) da Gianluca Bernardini, riporta un disegno evocativo di Evangelion che è stato ottenuto grazie all’utilizzo dell’AI.
La copertina di Linus realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale
Sotto al post di Facebook (inserire su queste parole il link: https://www.facebook.com/photo?fbid=1226291702853431&set=a.346763600806250 ) che pubblicizza l’uscita della rivista è comparsa, inevitabilmente, una sequela di commenti indignati di lettori e operatori del fumetto, che considerano l’uso di un prompt del tutto avulso dal disegno artistico: “Usare l' AI per una testata storica come Linus, affidando il progetto ad un grafico che usa l'AI per risparmiare su entrambe le figure, è un atto che mostra una scarsissima conoscenza del settore e soprattutto un totale disinteresse verso le categorie che si vorrebbe omaggiare”; “Pagate un artista vero, non un prompter”; “una rivista blasonata come Linus non dovrebbe mai ammettere l'uso dell'AI”; “Linus che usa le AI é una coltellata per noi fumettisti attivi nel settore, siete una vergogna”.
C’è anche una minoranza di commentatori che esprime stima per Bernardini e minimizza sulla questione. Tra loro, il direttore di Linus, Igor Tuveri, in arte Igort, che sul suo profilo Facebook personale ha stigmatizzato la reazione suscitata dalla copertina: “Leggo commenti di una certa violenza sull’ultima copertina di Linus. Attacchi tesi a radere al suolo il lavoro di un illustratore. E spiace leggere un così scarso rispetto nei confronti di un collega che è peraltro un super disegnatore. Basta andare sulla sua pagina fb. Bernardini è diplomato all’accademia e alla scuola zio feininger, dopo tanti anni continua la sua sperimentazione. È un curioso e da tempo tiene conferenze pubbliche sull’AI, sulle possibilità e i limiti. Nel disegno della copertina c’è stato un grande lavoro su composizione di diversi livelli e di colore. Lo dico perché a leggere certi commenti sembra che lui abbia fatto un prompt e morta lì. Bernardini lavora da anni con le tecnologie e usa diversi software per arrivare al lavoro finito. [...] Serve urgentemente una legge che tuteli i diritti. E questo è auspicabile che arrivi come è arrivata in musica. Superi gli 8 secondi? Paghi le royalties e segnali il campionamento. Questo mi pare indispensabile e corretto. Perché sappiamo che la tecnologia non la fermi comunque, ma occorre correttezza e rispetto del lavoro. Anche di quello di un collega che ha usato la sua ricerca, il suo lavoro, e che ora viene linciato sulla pubblica piazza. Ragioniamo per favore. La censura non serve a capire. Gli strumenti si usano. Secondo le regole che, si spera, arriveranno presto.”

Igor Tuveri, in arte Igort
La risposta non ha soddisfatto la maggior parte degli astanti e la “shitstorm” su Facebook è proseguita. Lo “scandalo Linus” ha evidenziato lo scontro tra due blocchi contrapposti. Il primo è costituito fondamentalmente da lettori che vedono l’ingerenza della AI nel fumetto come portatrice di un abbassamento di qualità sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista dei contenuti. A questi si affiancano disegnatori e sceneggiatori che rivendicano la loro arte come irrinunciabile e necessaria.
Nell’altro schieramento (lo ripeto, in minoranza) ci sono lettori meno coinvolti, che sostengono che il fumetto deve loro piacere, non ha importanza quale strumento sia stato utilizzato per crearlo. E accanto a loro, curiosamente, molti editori che (a pensar male raramente si sbaglia) vedono forse all’orizzonte la possibilità di un notevole risparmio.
“Il pericolo viene sempre da chi gestisce il potere economico” - dice Walter Trono, disegnatore per Sergio Bonelli Editore (Zagor, Dragonero) e altre case editrici, uno degli artisti cui ho chiesto un’opinione in merito all’AI nei fumetti per questo articolo - “L'editore sceglierà se far lavorare l'artista che costa un tot, oppure un altro che digita un prompt” - sostiene il disegnatore pugliese, biellese di adozione - “E’ lui che ha i soldi. Sono pochi gli artisti che riescono a diventare benestanti a tal punto da potersi permettere di lavorare solo con i privati. Io inizialmente pensavo che le AI tipo midjourney potessero essere utili per generare concept più precisi e dettagliati (rispetto a una ricerca su google ad esempio), attraverso cui l'artista avrebbe potuto poi creare le sue opere avendo un immagine generata di riferimento. Però poi sono sorti problemi di sfruttamento illegale di copyright, problemi di impatto ambientale, problemi di tipo economico a discapito delle figure professionali creative… Insomma, l’AI è diventata l'ennesimo modo di calpestare la classe operaia per generare profitti più velocemente e in maniera più economica.”

Walter Trono
Altrettanto contraria la posizione di Gigi Baldassini, toscano, inchiostratore e disegnatore per Star Wars, Conan, Tomb Raider e altri: “Non penso bene della AI, almeno per quanto riguarda il campo creativo, tipo musica, fumetto, grafica... Temo che, nel nostro campo, possa far perdere posti di lavoro. Certo, gli artisti si stanno dando da fare per limitare questo rischio, ma il cammino delle AI è ormai intrapreso e chissà dove ci porterà. Forse si creeranno due situazioni parallele, ma credo che l’intelligenza artificiale appiattirà il gusto perché è comunque un sistema non creativo. Alcuni autori pensano che utilizzarla per ritoccare il disegno velocizzi il lavoro… In realtà l’unico risultato che ottengono è quello di abituare i committenti a questi risultati più veloci e a basso costo. Il lavoro fatto bene invece ha i suoi tempi e i suoi costi ed è bene continuare a tenere allenato al bello l'occhio del fruitore finale. Per quanto riguarda la copertina di Linus: la prima volta l'ho guardata velocemente. Non mi sono reso conto che è stata fatta con l’AI fino a che non è sorta la polemica. Ci sono cascato! Ecco, questo mi fa davvero paura. Sta diventando sempre più difficile distinguere un disegno frutto dell'impegno artistico di un autore, da uno fatto invece con un prompt.”

Gigi Baldassini
Ma non ci sono solo i disegnatori. Il fumetto è fatto anche di parole. Ho interpellato sullo stesso argomento lo sceneggiatore canavesiano Andrea Gallo Lassere (tra le sue opere più note “Black Death” e “Demoni – Il regno delle tenebre”): “Come sceneggiatore non mi sento minacciato dalle AI e credo che siano d’accordo con me tutti i colleghi, perché guardando il bicchiere mezzo pieno, questo strumento sta eliminando tutti quegli pseudo editori, personaggi improvvisati che non avrebbero investito 10 centesimi su di noi. I fumetti, il cinema e la scrittura in generale richiedono sentimento ed empatia. Una macchina non riuscirà mai a simulare questa introspezione di noi esseri umani. Dalla notte dei tempi l’essere umano ha la necessità di raccontare storie e nonostante le innovazioni tecnologiche, continuerà a farlo. Dovremo conviverci con le AI, non c’è dubbio, e sicuramente servirà una regolamentazione. Quello che mi spaventa davvero è la mediocrità di un pubblico sempre più superficiale e poco incline a porsi una propria opinione senza vergognarsi di avere i propri gusti, distaccandosi dalla massa dei pecoroni. Se poi, un giorno, tutto andrà davvero a farsi friggere, noi ci ritroveremo al pub davanti ad un buon boccale di birra e lì continueremo ad osservare le persone, a raccontare ancora altre storie, dando spazio alla fantasia. Questo nessun algoritmo potrà mai proibircelo.”

Andrea Gallo Lassere
Lo scontro tra le due fazioni non si ferma, non può fermarsi, ormai le AI ci sono e, citando un vecchio titolo di Dylan Dog, “Vivono tra noi”. Regolamentarle e cercare di utilizzarle con giudizio potrebbe rivelarsi impossibile con tutto ciò che ne consegue per le attività artistiche. Speriamo bene. La speranza è l’ultima a morire. Anzi, come conclude Walter Trono “la speranza non ce la toglie nemmeno la AI ”.
Noi ci rileggiamo la prossima settimana.











