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Non solo Fumetti | 13 ottobre 2024, 06:30

“Joker: Folie À Deux”: lo state guardando male

Il secondo capitolo della storia della nemesi di Batman non sembra incontrare il favore del pubblico. Ma è davvero colpa del film?

“Joker: Folie À Deux”: lo state guardando male

E’ arrivato finalmente nelle sale il tanto atteso sequel di “Joker”, il film di Todd Philips dedicato all’acerrimo nemico di Batman: si intitola “JokerFolie À Deux” e vede come co-protagonista, a fianco di Joaquin Phoenix, la popstar Lady Gaga, che interpreta Harley Quinn, la compagna del malefico clown.

 

 

Se il primo capitolo della storia, uscito nel 2019, ha battuto diversi record, incontrando i gusti del pubblico e della critica - al punto che quest’ultima lo ha elevato di rango, promuovendolo da pellicola ispirata a un fumetto a opera di denuncia sociale - il secondo sta suscitando molte polemiche e subisce la gogna dei social.

Il motivo?

C’è chi lo trova noioso, chi non comprende la funzione delle varie canzoni che intercalano la narrazione, chi non trova riscontri col Joker dei fumetti, chi infine si aspettava un gemello del film precedente, ecc. ecc.

Eppure alla biennale del cinema di Venezia il riscontro del pubblico è stato lusinghiero: ben 11 minuti di standing ovation.

La standing ovation al Festival del Cinema di Venezia.

La verità, senza fare spoiler, è che Philips in questo nuovo film ha osato, ha osato molto, andando oltre, perché il Joker è un personaggio talmente enorme da essere in grado di diventare qualcosa di diverso da se stesso. In questo film, anzi in questi due film, non c’è nessun Joker. Ed era chiaro dall’inizio, sin dal 2019. Forse l’unico errore dell’autore è stato il non prevedere la reazione di quelli che la saga di Batman la conoscono solo sommariamente, perché hanno letto appena qualche albo, visto qualche cartone o qualche serie. Per capire “JokerFolie À Deux” bisogna invece conoscere a fondo le vicende, i pregressi, gli incastri narrativi.

 

Un esempio di come fosse tutto lampante già nel primo film? La più ovvia contraddizione, ciò che non poteva essere, perché del tutto incoerente: Joker in una scena incontra Bruce Wayne bambino. Ma, quand’anche non fossero coetanei, Joker non è mai stato tanto più vecchio di Batman. Dunque quel Joker non è quello che conosciamo, è ovvio. E’ un altro, un povero cristo, un disadattato, malato, bullizzato dalla società che prova a ribellarsi e viene schiacciato. Forse nient’altro che un’ispirazione, forse verrà qualcun altro, dopo, a indossare la sua stessa maschera, forse ci sarà in futuro un altro Joker.

Joker incontra Bruce Wayne nel film “Joker” del 2019

Le canzoni? A questo punto diventano un modo geniale per descrivere ciò che avviene nella mente dissociata del protagonista e svolgono anche il loro compito più classico, quello di raccontare la folle storia d’amore con Harley Quinn. Paradossalmente il momento più intimo e struggente è affidato non alla voce di Lady Gaga, ma a quella di Phoenix che canta, rauco, al telefono. Un altro gioco di prestigio, un’altra rivoluzione che ribalta le aspettative dello spettatore.

 

Poi, il finale. La chiave di questo film tanto bistrattato è tutta nel finale ma, come dicevo, bisogna conoscere davvero bene la storia del Joker, quella raccontata per decenni nei fumetti, nei cartoni e nei film, soltanto così si può evitare di cadere nella trappola che Philips tende sapientemente al pubblico. I colpi di scena sono due. Come un mentalista Philips gioca con l’attenzione dello spettatore e mette in primo piano quello che sembra il finale più eclatante e inaspettato. Difficile cogliere sullo sfondo la soluzione che, senza dialoghi, ci spiega perché questo Joker non è mai stato Joker. Ma è così, basta guardare più in là e tutto si compie.

 

A dispetto di tutte le critiche (o forse proprio grazie ad esse, chissà) “Joker: Folie À Deux”, nel momento in cui redigo questo articolo è comunque in vetta al boxoffice italiano con un incasso di 5,2 milioni (terzo miglior incasso della stagione).

E’ ormai molto difficile che possa eguagliare i record del primo capitolo, ma resta un film pregevole e folle come il suo protagonista.

 

Noi ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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