“Restaurare un’opera significa prendersi cura della storia, consapevoli che ogni nostro intervento, piccolo o grande che sia, rappresenta un ponte tra passato e futuro e un fondamentale impegno per la collettività e per le generazioni che verranno”. E’ questo il tema con cui Alfonso Frugis, Presidente del CCR - Centro Conservazione Restauro “La Venaria Reale”, aprirà la conversazione con Michela Cardinali, direttrice dei Laboratori di Restauro e della Scuola di Alta Formazione e Federica Pozzi, direttrice dei Laboratori scientifici del Centro, giovedì 13 novembre alle ore 18.30 presso il Circolo dei lettori di via Bogino 9 a Torino.
L’incontro, dal titolo “Alle radici dell’opera d’arte, si terrà all’interno del ricco programma del Festival RADICI (13-16 novembre), che si interroga sul concetto di identità e di memoria, e su come ci si possa rapportare al passato anche in relazione al presente che viviamo.
Il CCR, nato il 21 marzo 2005 e che quest’anno festeggia i suoi primi 20 anni, è considerato uno dei principali poli del restauro in Italia e riferimento indiscusso nel panorama internazionale della cultura.
Situato all’interno delle settecentesche scuderie della Reggia di Venaria, nei suoi 9 laboratori, ognuno dedicato ai diversi materiali (lapidei, tessili, lignei, metalli, ceramica e vetro, carta e fotografia, tela) e uno specifico sull’arte contemporanea, si prende cura di un immenso patrimonio culturale, dai sarcofagi e mummie dell’Antico Egitto conservate al Museo Egizio di Torino, alle sculture lignei di Buddha del MAO, a carrozze regali e ascensori antichi, alle serigrafie Marilyn Monroe di Andy Warhol, ai dipinti di Kandinsky, ma anche ad una Fiat 500 del 1967 dipinta da Antonio Carena.
Il Centro è infatti il luogo in cui restauratori, storici dell’arte e scienziati (chimici, fisici, diagnosti dei beni culturali ed esperti di scienze naturali) sono costantemente impegnati in attività di ricerca e progettazione, conservazione, restauro, diagnostica, didattica e divulgazione. Perché un po’ come accade in ambito medico, tutti i manufatti che arrivano al Centro vengono sottoposti, prima degli interventi di restauro, a un piano diagnostico, ossia a una serie di indagini scientifiche che si avvalgono di strumentazione all’avanguardia, basata sull’utilizzo di luce infrarossa, ultravioletta, laser e raggi X, per studiare i materiali e le tecniche degli artisti, per comprendere come un’opera è stata creata, ricostruirne la storia e valutarne lo stato di conservazione. Al Centro esiste, ad esempio, un bunker dove è installato un apparato radio-tomografico unico in Italia che permette di effettuare radiografie digitali e tomografie computerizzate su manufatti di grandi dimensioni (fino a 2 metri di altezza per le TAC).
Nel loro complesso, queste tecniche consentono di vedere “oltre” ciò che normalmente si vede ad occhio nudo.
Fin dalla sua nascita il CCR ha puntato sulla conservazione preventiva e programmata: se in medicina “prevenire è meglio che curare”, un’attenta conservazione preventiva consente di ridurre gli interventi di restauro, oltre ad essere un approccio sostenibile in termini sociali, etici ed economici, garantendo che il patrimonio sia solido e fruibile a tutti e tramandato integro alle future generazioni.
L’incontro è a ingresso libero fino a esaurimento posti.













