Economia e lavoro | 09 maggio 2025, 14:00

ANGELO BIANCHETTI: l’architetto dell’autogrill che ha dato forma al sogno italiano

Esce il romanzo biografico basato sulle memorie del nipote. Un viaggio nella vita del genio italiano che trasformò le aree di sosta in simboli di modernità.

In questi giorni arriva in libreria L’uomo che inventò l’autogrill, romanzo biografico dedicato alla figura di Angelo Bianchetti, l’architetto che ha rivoluzionato il concetto di area di servizio trasformandolo in un manifesto del boom economico italiano.

Il libro, pubblicato da Lisianthus Editore, è firmato da Laura Graziano e si basa sulle memorie del nipote Angelo Garini, architetto, event designer e ambasciatore della bellezza italiana nel mondo. Bianchetti è il genio rivoluzionario che si cela dietro la nascita degli autogrill così come li conosciamo oggi. Una figura centrale nella storia dell’architettura italiana del dopoguerra, eppure per anni rimasta in secondo piano. Il romanzo vuole restituirgli il posto che merita, raccontando non solo il suo percorso professionale, ma anche il contesto storico e familiare in cui si è mosso.

Tutto ha inizio nel 1947, quando Mario Pavesi, imprenditore dolciario, decise di aprire un piccolo chiosco accanto alla neonata autostrada Torino-Milano per vendere i suoi biscotti. L’intuizione di coinvolgere Bianchetti trasformò un’idea commerciale in un esperimento architettonico d’avanguardia. Da lì nacque il primo autogrill, vicino al casello di Novara, a cui seguirono numerose altre strutture sempre più innovative. Bianchetti aveva una visione precisa: l’autostrada era come un fiume moderno, e l’autogrill era un approdo per il viaggiatore stanco. Un luogo non solo di passaggio, ma di ristoro e socialità, pensato per l’automobilista, non per l’auto. Le sue strutture non erano semplici edifici, ma vere e proprie sculture funzionali, visibili da lontano e riconoscibili in tutta la penisola. Nel 1959, a Fiorenzuola d’Arda, Bianchetti firmò il primo autogrill a ponte d’Europa: una struttura sospesa sopra l’autostrada, realizzata in tempi record e premiata con la medaglia d’oro al Nono Premio Nazionale della Pubblicità. Pavesi lo chiamava affettuosamente “Fiorenzuolaponte” e diceva che, di notte, con le luci accese, somigliava a un bastimento ancorato all’asfalto. La scelta del ponte non era solo estetica: permetteva una gestione più efficiente, una visibilità maggiore e un’impronta architettonica unitaria. Una filosofia che si ritrova anche nel capolavoro di Montepulciano (1967), assurdamente demolito nel 2021, dove l’intera struttura era sospesa e flessibile, capace di adattarsi alle stagioni grazie alla dilatazione termica dei materiali. Per Bianchetti, l’architettura doveva riflettere la società emergente. I suoi Autogrill sono figli del loro tempo: ottimisti, funzionali e aperti. L’esempio perfetto è il celebre Villoresi Ovest, a Lainate, costruito nel 1958: una struttura circolare e vetrata, sormontata da un’insegna altissima, con un maestoso lampadario di cristallo al centro. Una vera icona del design italiano, tanto da finire nel 1960 su Life, la storica rivista americana, come emblema dell’“Italian Luxury”.

Il romanzo di Laura Graziano arriva in un momento di rinnovato interesse per l’architettura italiana del secondo Novecento. Attraverso lo sguardo affettuoso del nipote, il libro ripercorre la parabola creativa e umana di un architetto che ha saputo coniugare funzione e bellezza, innovazione e identità nazionale. “Gli architetti e gli organizzatori sanno che l’unica maniera per cambiare il mondo è incominciare ad accettarlo com’è”, amava dire Bianchetti. Un motto che sembra risuonare ancora oggi lungo le corsie autostradali, ogni volta che, stanchi alla guida, ci fermiamo in una di quelle “oasi” che portano ancora la sua impronta.

Il romanzo, però, non tratta solo di architettura, ma è molto di più. Un racconto intenso ed emozionante della vita, la famiglia e l’amore, tra viaggi e momenti di quotidianità. È ricco di disegni tratti dalle sue agende personali ed è, nella sua essenza, un modo per riscoprire l’uomo che si cela dietro l’architetto, in tutta la sua umanità e passione.

Marco Novara

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