Prudenza si, ma ottimismo quasi a doppia cifra per gli industriali di Torino, che mostrano più fiducia dei colleghi piemontesi. Per il primo trimestre 2024, infatti, chi vede un aumento della produzione rappresenta oltre un'azienda su quattro (25,2%). I pessimisti sono il 15,7%, dunque per un salto positivo del 9,4%.
Situazione simile per gli ordinativi, che segnano un 9,8% a favore di chi prevede miglioramenti. Cala soltanto l'export, con un -1,8% rispetto a settembre. Oltre un'azienda su cinque (22%) continua a pensare di investire, ma aumenta la cassa integrazione (+2,3% per un totale di 8 aziende su 100 che ne fanno uso).
Il Piemonte tira il freno
Meno ottimisti a livello regionale, con un saldo da -1,5% per la produzione (era +2,3%) e anche gli ordini frenano, segnando un -2,4%. Visione più rosea sui posti di lavoro, con un +8,6% tra coloro che prevedono un aumento dell'occupazione e chi invece teme un calo.
L'export frena anche a livello regionale (-8,4%), a causa della difficoltà globale. Gli investimenti riguarderanno il 22,4% (in calo rispetto al 25,2% del recente passato).
A parte Torino, solo Cuneo resta in territorio positivo, ma per un risicato +0,8%. In calo tutte le altre province. Da Alessandria (-1,1%) a Biella (-22%). La cassa integrazione riguarda un'azienda su dieci.
I servizi meglio della manifattura
È soprattutto la manifattura a zavorrare il Piemonte, con un calo delle attese del -10% (soprattutto tessile, cartografico ed edilizia, che teme la fine del Superbonus), mentre i servizi restano in campo positivo: +18,3% in aumento addirittura sul precedente +11,2%. Migliorano anche ordinativi e occupazione. Quasi a zero il ricorso alla Cig. Tira soprattutto il mondo Ict. Mentre tra i pochi settori manifatturieri in crescita c'è ancora una volta l'automotive.
Cresce l'alimentare torinese
Un'altra tendenza a forte impronta sabauda è legata al comparto alimentare, che se negli ultimi dieci anni ha perso l'1,4% degli addetti, nel capoluogo l'occupazione è cresciuta del 4,8%.
Il clima è più ottimista di quello manifatturiero, così come la propensione a investire (36,8%). Nel corso del 2022 civile e bevande sono state esportate per un valore di 8 miliardi.
Un problema a livello europeo (valichi compresi)
"A livello di Unione Europea è da solo un anno che si parla di competitività e di politiche industriali, finché non si sono mosse Usa e Cina - dicono da Unione Industriali di Torino - e questo spiega il gap che il territorio accusa, a cominciare dell'automotive".
Il vero tema, sarà "capire come l'Europa potrà ritornare a essere competitiva. I dati economici non sono brillanti e la guerra in Ucraina, oltre a quella in Medio Oriente, non può non portare incertezza".
E sulle infrastrutture "Serve attenzione particolare sui collegamenti internazionali, perché i problemi legati a Frejus, Tenda e Monte Bianco sono evidenti. Anche in questo caso si rischia di perdere competitività".
"Siamo un territorio in un momento congiunturale difficile, ma che sa reagire - aggiunge Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte -. Ma la situazione internazionale, insieme all'aumento dei tassi record come velocità e crescita, zavorra gli investimenti. Il 5% di variazione in sei mesi mette in difficoltà qualunque azienda. Speriamo che il rientro dell'inflazione diventi strutturale".
"L'export sconta le difficoltà di due Paesi molto legati a noi - aggiunge - ovvero Francia e Germania. Non c'è grande serenità complessiva".
"Manifattura e servizi ci mandano però un messaggio - conclude Gay -: le aziende con più di 50 addetti hanno capacità di reazione diversa, anche grazie alle filiere in cui sono inserite. Ecco perché è importante lavorare per rinforzare le collaborazioni tra piccole realtà".