«Prima i bambini sempre! È stata approvata dal Consiglio regionale del Piemonte “Allontanamento zero”, la legge fortemente voluta dall’assessore regionale Chiara Caucino e dalla Lega che rimette al centro il sostegno della genitorialità e il primario interesse dei bambini a crescere nella propria famiglia - evidenzia Gianluca Gavazza, consigliere regionale del gruppo Lega Salvini Piemonte. Il provvedimento stanzia complessivamente 44,5 milioni di euro per il biennio 2023-2024, in particolare 22,3 milioni per il 2023 e 22,2 per il 2024. La legge prevede che l’allontanamento di un minore dal nucleo famigliare di origine per cause di fragilità o di inadeguatezza genitoriale non possa essere praticato prima della messa in atto di un Progetto educativo familiare (Pef), della durata minima di sei mesi, che coinvolga i servizi sociali, la famiglia e i minori. In caso di affidamento, è privilegiato quello famigliare entro il quarto grado di parentela. Vengono potenziati i progetti di affido flessibili e modulabili sulle necessità della famiglia d’origine e contenuti gli inserimenti nelle strutture, in particolare per quanto riguarda i minori di cinque anni».
«Un’attenzione particolare viene riservata ai minori con disabilità o disturbi del comportamento - spiega nello specifico il consigliere regionale Gianluca Gavazza -. Sono previsti aiuti economici per le famiglie d’origine in difficoltà, interventi tra titolari delle funzioni socioassistenziali per servizi sanitari, per il lavoro e per la casa e il coinvolgimento dei Comuni per i casi d’indigenza economica, sfratto per morosità e mancanza di sistemazione abitativa. Tra i nuovi provvedimenti, spiccano la redazione del Piano triennale regionale di interventi per l’infanzia e l’adolescenza e l’istituzione dell’Osservatorio regionale sugli allontanamenti».
L’obiettivo della legge è infatti supportare e sostenere, con tutti gli interventi già previsti dalla normativa statale e regionale, il nucleo familiare di origine del minore, per scongiurare, ove possibile, l’allontanamento del bambino dalla propria casa e favorire il rafforzamento della rete formale e informale a sostegno della famiglia, prevenendo le situazioni di marginalità e isolamento, evitando così traumi inutili e dannosi.
I dati ufficiali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali riscontrano che la media nazionale degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine è del 2,7 per mille mentre quella del Piemonte è del 3,9 per mille. Un risultato che ha dimostrato fin da subito la necessità di adottare una legge volta a prevenire l’allontanamento dei minori: che non significa escluderlo, ma disporlo solo in caso di necessità effettiva, quando il benessere e la stessa salute del minore sono effettivamente a rischio, come nei casi di violenza e abusi conclamati.
«In questi anni, visitando le comunità e le case famiglia mi sono sentita chiedere dai bambini ai quali parlavo e stringevo le mani di poter tornare dalla mamma e dal papà, dalla zia o dal nonno e ho assicurato loro che avrei fatto di tutto perché questo si potesse realizzare: oggi mi sento di dire che la promessa è stata mantenuta”, puntualizza l’assessore regionale alla famiglia Chiara Caucino, aggiungendo che “con questa legge, che sono certa non abbia in realtà un colore politico ma vada esclusivamente nell’interesse dei minori, andiamo a completare efficacemente il quadro legislativo piemontese, introducendo finalmente un preciso dettato legislativo di supporto alle famiglie di origine, rispettando il diritto naturale dei minori di poter vivere nel nucleo originario».
L’assessore Caucino sottolinea anche il percorso della norma, fatto di anni di confronto con tutti i soggetti in causa: «Una legge che è stata spiegata e condivisa con il maggior numero possibile di soggetti che operano nel sistema dei servizi, quali Comuni, Province, Città metropolitana, enti gestori dei servizi sociali e sanitari, dipartimenti materno-infantili delle Asl, servizi di psicologia e neuropsichiatria infantile, dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze, autorità giudiziaria minorile, associazioni, cooperative sociali e molti altri soggetti ancora, e non certamente calata dall’alto. Abbiamo ascoltato i problemi di tutti, a cominciare proprio dalle famiglie e abbiamo tentato di individuare la migliore soluzione possibile».