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Economia e lavoro | 15 luglio 2022, 06:10

Le pmi vedono nero: dopo sei mesi buoni, il 2022 vira al peggio. Crolla la fiducia tra guerra e rincari: "Più dura che col Covid"

Cellino (Api Torino): “Momento difficilissimo, chiediamo la massima attenzione. Occorrono coesione e politiche industriali decise. Nell’immediato agire su cuneo fiscale ed energia”

operai al lavoro

Crolla la fiducia in vista dei prossimi sei mesi da parte delle pmi torinesi

Sono stati sei mesi buoni, in ripresa. Ma adesso le cose volgono al peggio. Il clima di fiducia, tra le piccole e medie imprese, sembra scricchiolare in maniera ancora più evidente rispetto alle impressioni riportate da Confindustria e Unione Industriali Torino nei giorni scorsi.

Una difficoltà superiore a quella del Covid

A soffrire, in particolare, le previsioni su produzione, ordini e fatturato. Subito una sfida impegnativa per il neo presidente (in realtà un ritorno) Fabrizio Cellino, alla guida di Api Torino. “E’ evidente che stiamo vivendo un momento difficilissimo, forse più difficile di quello vissuto due anni fa con l’inizio della pandemia di Covid-19. La necessità di politiche industriali serie e concrete deve trovare risposte immediate. I numeri parlano chiaro: i risultati degli sforzi del sistema industriale del nostro territorio sono davvero a rischio”.  E aggiunge: “Istituzioni locali e nazionali sono chiamate ad usare bene i fondi del PNRR per costruire strategie di medio e lungo periodo. Non chiediamo però l’elemosina ma strumenti di sviluppo che ci consentano di essere ancora competitivi a livello internazionale. Nell’immediato, occorre agire sul cuneo fiscale a partire dalla decontribuzione degli aumenti contrattuali. Ed è importante anche continuare l’azione sul fronte dell’energia sia con misure contingenti che sul lungo periodo”. 

Previsioni negative per la fine dell'anno

Le previsioni per il secondo Semestre 2022 mettono in luce forte preoccupazione e incertezza da parte degli imprenditori - spiega Fabio Schena, responsabile dell’Ufficio Studi e Innovazione che ha condotto la rilevazione -. Alle criticità ancora irrisolte su approvvigionamenti e di rincari delle materie prime, e alla crescente incidenza dei costi dell’energia, si sono inevitabilmente sommate le ripercussioni in termini di aumento dell’inflazione, contrazione della domanda interna e aumento dei tassi di interesse, alimentando ulteriormente le incertezze e generando forte preoccupazione per la seconda parte dell’anno”.

Saldi negativi (ma non per i servizi)

E i numeri non possono che sancire questa situazione, nero su bianco. Il saldo «ottimisti-pessimisti» è pari a -11,7%. Un crollo di oltre trenta punti percentuali rispetto a sei mesi fa (quando era pari al +20,6%), segno tangibile delle condizioni di estrema incertezza in cui le imprese sono costrette ad operare. Il grado di fiducia scende in modo preoccupante tra le imprese manifatturiere (saldo pari al -34,2%). Al contrario, le imprese di servizi mostrano maggiore fiducia e segnano un saldo pari a +34,5%, anche a causa della minore incidenza dei costi di energia e materie prime.

La produzione manifatturiera prevede una contrazione di oltre 30 punti percentuali; c’è una forte preoccupazione per tutti gli indicatori congiunturali registrati in netta contrazione rispetto ai risultati conseguiti nel precedente semestre 2021: saldo previsionale Produzione: -11,7%, saldo previsionale Ordini: -4%. Soltanto il saldo previsionale sul Fatturato resta positivo, con un +4,7%. 

Gli investimenti e la cassa integrazione

Prima che l'attualità zavorrasse la fiducia, però, il livello degli investimenti si confermava positivo rispetto al semestre precedente: la quota di imprese che hanno realizzato nuovi investimenti cresce di 2,2 punti percentuali ed è pari al 63% (il 33,9% sono investimenti rilevanti). Gli strumenti agevolativi e fiscali messi a disposizione delle imprese hanno contribuito a favorire complessivamente il mantenimento degli investimenti, nell’attuale contesto, reso fortemente incerto da molteplici fattori.

La propensione agli investimenti si mostra, tuttavia, maggiormente significativa e robusta nelle realtà economiche dimensionalmente più strutturate: gli investimenti realizzati riguardano il 46,9% di imprese «fino a 9 addetti» contro il 70,3% e 68,4%, rispettivamente, delle imprese «da 10 a 49 addetti» e «oltre 49 addetti».

Il ricorso alla Cassa Integrazione si riduce ulteriormente, passando dal 18,8% del secondo semestre 2021 al 10,2% nel primo semestre 2022. Con riferimento al prossimo semestre, gli imprenditori stimano un impiego degli ammortizzatori sociali pari al 12%. Dunque in lieve rialzo.

Massimiliano Sciullo

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