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Politica | 09 maggio 2022, 14:38

Parità salariale: la legge c'è (all'unanimità), ma è ferma da un anno. Il Pd: "Da Cirio solo slogan e annunci"

Il Partito Democratico rilancia il tema: "Manca il regolamento attuativo. Il Piemonte poteva essere all'avanguardia e invece ha perso l'occasione. E ora, con i bandi del Pnrr, certe tutele non saranno applicabili"

due donne alla scrivania mentre lavorano

Resta ferma la legge sulla parità salariale tra uomo e donna

Parità di genere, almeno quando si riceve lo stipendio. Un principio che, nei mesi scorsi (un anno, per la precisione) ha ricevuto l'appoggio di tutto il Consiglio regionale del Piemonte su impulso del Partito Democratico. Ma che al momento è rimasto fermo, senza applicazione. Proprio quando le partecipazioni (e quindi le regole) ai bandi legati al Pnrr si fanno più impellenti.

Ecco perché, proprio il Pd su scala regionale, lancia un allarme sulla parità salariale. "Il tema ci pare di grande importanza - spiega Paolo Furia, segretario del Pd Piemonte - per raggiungere il traguardo della parità salariale e che non è sconnesso da tutto ciò che sta succedendo in Italia tra crisi pandemica e crisi occupazionale che ha colpito soprattutto donne e giovani precari".

Il mondo dei deboli, quello più colpito dal lavoro "povero"

"È il mondo delle donne, soprattutto, a essere colpito dal lavoro povero, dal part time e con tutto ciò che ne consegue in termini di difficoltà a fronte dell'inflazione", aggiunge Furia. "E a livello regionale, insieme a quanto fatto dal Pd a livello nazionale, abbiamo cercato di fare la nostra parte, ad esempio facendo approvare all'unanimità dal Consiglio regionale la norma su questo tema che, però, ha bisogno di un regolamento attuativo che ancora manca. E questo segnala ancora una volta la distanza tra gli annunci fatti dalla Giunta Cirio e la realtà. Nel frattempo partono i bandi per il Pnrr e queste regole di tutela non possono essere inserite". 

"Ma ci sono anche altre norme, alcune addirittura già finanziate, che non entrano in vigore perché manca il regolamento attuativo - sottolinea il capogruppo del Pd in Regione, Raffaele Gallo -. E questo accade per le norme proposte dal Partito Democratico o dall'opposizione, ma anche con norme della maggioranza. Ci si ferma agli annunci e alle conferenze di presentazione: dagli anziani vittime di truffa e violenza allo psicologo di base, fino appunto alla parità salariale".

"Il centrodestra piemontese si assuma la responsabilità di non voler dare una mano alle donne"

"Il Piemonte è la prima Regione in Italia a essersi dotata di una legge di questo genere - commenta il relatore del provvedimento sulla parità salariale in Regione, Mimmo Ravetti -. E se non basta certo una legge a riportare giustizia sociale, l'approccio delle istituzioni a questo tema sono fondamentali. Bisogna rendere esigibili gli effetti positivi di questa norma. Altrimenti il centrodestra piemontese si assuma la responsabilità di non voler dare una mano alle donne. Peraltro, con le nuove norme ci sarebbero anche dei risparmi in termini di tassazione che farebbero comodo per prime alle aziende".

"In questi primi tre anni di amministrazione Cirio non abbiamo mai visto iniziative per il sostegno dell'occupazione femminile, a parte il prolungamento degli orari degli asili nido dell'assessore Chiorino - aggiunge la vicesegretaria del Pd Piemonte, Monica Canalis -. Ma nulla si è fatto sull'imprenditoria, sul credito e tantomeno sulla parità salariale. Evidentemente non fa parte della mentalità del centrodestra in Piemonte. Ma parlare di parità non è solo una questione di principio: ha concrete conseguenze anche sul fronte economico".

 

Dove ci sono, le regole portano effetti positivi

"I primi effetti positivi, dove le norme sulle pari opportunità vengono applicate, sono già evidenti - conclude la relatrice della legge nazionale 162/2021 sulla parità salariale Chiara Gribaudo, della segreteria nazionale del Pd -. Ma le prese di posizioni 'discutibili' sono ancora evidenti, in tutto il Paese. Ed è stucchevole che la Regione Piemonte, che poteva essere all'avanguardia in Italia, abbia fallito".

 

Massimiliano Sciullo

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