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Economia e lavoro | 19 marzo 2022, 18:30

Caro energia e carburanti, Confartigianato Torino: "Molte imprese a rischio, è un lockdown forzato"

Il presidente Dino De Santis preoccupato: "Tutti i comparti penalizzati per l’impennata dei costi delle materie prime e per le ripercussioni della guerra sull’export

foto d'archivio

Caro energia e carburanti, il grido di Confartigianato: "Stiamo vivendo un lockdown forzato"

Le imprese artigiane di tutti i settori (autotrasporto, edilizia, food, moda, ceramica-vetro, lavanderie ecc) lanciano un grido d’allarme e temono di gettare la spugna per il rincaro delle materie prime, per la difficoltà di reperimento delle materie prime, per i lunghi tempi di attesa per la consegna dei materiali, per l’aumento dei prezzi di benzina, gasolio e elettricità. Quello che stanno vivendo, è un rallentamento delle attività, una sorta di lockdown forzato”. E’ il commento di Dino de Santis, Presidente di Confartigianato Torino sulla situazione di stallo che si è venuta a creare con gli aumenti di tutte le materie prime che sta costringendo le imprese a rallentare la produzione e, in alcuni casi, a fermarsi.

L'impennata del costo dei carburanti 

Per fare un pieno oggi ci vogliono 1200 € contro i 600-650 di quattro mesi fa - spiega De Santis - Il rincaro del gasolio ha già determinato un incremento dei prezzi di beni e servizi, ma in caso di blocco delle consegne le conseguenze potrebbero essere ben peggiori. In pochi giorni ci troveremmo i supermercati con prodotti che scarseggiano”.

Secondo una rilevazione dell'Ufficio studi di Confartigianato, nel primo trimestre del 2022 un kWh di energia elettrica - ovviamente bisogna comprendere le spese di trasporto, oneri e accisa - costa ad una micro impresa 4,6 volte in più (+360%) di quanto doveva sborsare un anno fa, mentre il costo di un metro cubo di gas naturale si è moltiplicato per 4,4 volte (+336%).

Gli effetti della guerra in Ucraina

Grosse difficoltà emergono anche nel reperimento delle materie prime, mentre le sanzioni introdotte contro Mosca hanno forti ripercussioni sull'export, aggravate dal fatto che "l'Italia è al quarto posto per il valore delle esportazioni sui mercati russo e ucraino, in particolare la moda. Un comparto, quello della moda che non riesce a ripartire.

La recessione causata dalla pandemia ha pesato maggiormente sulle imprese della moda che presenta un forte ritardo nella ripresa. Nel 2021 la produzione rimane oltre un quinto inferiore ai livelli del 2019. Rispetto ai livelli del 2019 si sono persi 18 miliardi di fatturato nel 2020 e 4,0 miliardi nel 2021, cumulando nel biennio 22 miliardi di minori ricavi.

La moda è il secondo settore per esportazioni in Russia, con vendite nel 2021 pari a 1,346 miliardi di euro, il 17,5% del totale, dietro ai macchinari e apparecchi per 2,147 miliardiSalato è anche il conto per l'export di gioelli italiani a Mosca e dintorni: si stima un giro d'affari di 1,4 miliardi.

Rischio insolvenza per molte piccole imprese

"L'onda lunga del conflitto in Ucraina sta colpendo pesantemente il sistema economico e quindi pesa fortemente sull'export - aggiunge De Santis - Lo scorso anno l'export verso la Russia ha pesato per 7,7 miliardi, mentre quello verso l'Ucraina per 2,1 miliardi. Di contro, adesso, secondo i primi dati a disposizione di Confartigianato Nazionale, per via del conflitto, abbiamo perso il 30% del valore dell'esportazione verso questi Paesi. Il comparto della moda ha addirittura perso il 42%, mentre quello dei macchinari il 26%. Se teniamo presente che il 35% del totale delle esportazioni è operato dalle imprese artigiane è evidente la gravissima crisi che stiamo vivendo. In una situazione così complessa, le imprese  rischiano di non riuscire più a pagare le bollette o i mutui alle banche, con conseguente crescita delle insolvenze”.

Difficoltà anche per il comparto alimentare

Situazione non meno preoccupante per il settore alimentare: spicca l’accelerazione nei prezzi dei beni alimentari lavorati e non :“l’Italia importa il 64% del grano e il 53% del mais per il mangime del bestiame - commenta De Santis - L’ucraina è nostro secondo fornitore di mais con una quota del 20%, la Russia è il primo fornitore mondiale di grano. I prezzi delle farine subiscono rincari di giorno in giorno, con i prezzi del grano al top da 9 anni: si sono verificati aumenti fino al 50%, che costringono ad aumentare il costo del pane e dei prodotti da forno, per non andare in perdita. Se il Governo non interverrà per calmierare i prezzi delle materie prime, molte imprese, già provate dall’emergenza sanitaria ancora in atto e dai passati lockdown, non riusciranno a sopravvivere entro l’estate”.

In grave sofferenza anche il comparto dell’edilizia che non riesce a stare dietro ai rincari ormai quotidiani delle materie prime, costringendo a ritoccare i preventivi in corso d’opera e ad allungare il calendario per l’esecuzione dei lavori. Non se la passa meglio la carpenteria meccanica per la carenza di ferro, acciaio e nichel, quest'ultimo importato principalmente dalla Russia, le cui quotazioni stanno subendo un’impennata verso l’alto.

redazione

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