Va bene la crisi, ok la pandemia. Ma c'è chi - in Piemonte - è riuscito a veleggiare sopra le onde più alte. In tutta la regione ci sono imprese, in settori chiave dell’economia, che negli ultimi anni e anche durante le difficoltà da Covid, sono state capaci di identificare, selezionare e mettere in atto con continuità e successo nuovi modelli di business, legati a temi di innovazione, internazionalizzazione, trasformazione digitale, gestione e vicinanza al cliente, andando oltre le semplici enunciazioni.
Lo testimonia il secondo Rapporto dell’Osservatorio su Innovazione e Imprenditorialità in Piemonte, nato dalla collaborazione da Banca d’Italia, Fondazione Agnelli e Politecnico di Torino. A partire dai dati di Banca d’Italia sul contesto economico regionale, la ricerca ha esaminato dieci casi di successo di pmi piemontesi. SonoAPR (Pinerolo, aerospazio ed energia); Astelav (Torino, ricambi per elettrodomestici bianchi); Benevenuta (Valperga, lavorazioni meccaniche di precisione e stampaggio a caldo); Brugnago (Avigliana, lavorazioni meccaniche di precisione); Eurostampa (Bene Vagienna, nel Cuneese, stampa di etichette per vino, liquori e alimentari di fascia premium); Irion, Torino, software per il data management); Mattioli (Torino, gioielli); Mollo (Alba, noleggio macchine e mezzi con e senza operatore); PRT (Torino, stampa e gestione documentale per aziende) e Reda-Lanieri (Biella, tessuti per abiti).
Fra le principali evidenze emerse dalla ricerca, si sottolineano: la grande importanza dell’investimento in processi organizzativi, persone e competenze, fattori necessari per analizzare e comprendere le esigenze dei clienti con precisione, non solo come reazione a fenomeni e/o shock esterni, ma anche come atteggiamento proattivo alla continua ricerca di nuove opportunità. L’importanza dell’adozione di una logica imprenditoriale e manageriale, nella quale il cambiamento è visto come una situazione permanente, sostenibile e non occasionale, grazie anche al contributo di università e centri di ricerca, la forte spinta all’innovazione generata dalla crescente “vicinanza al cliente” e dalla comprensione dei suoi bisogni: tutte le aziende analizzate non si definiscono più solo semplici “produttori” o “fornitori di servizi”, ma come generatrici di “soluzioni ai problemi dei propri clienti”, il superamento delle strategie di competizione basate soltanto sul prezzo in favore di scelte di riposizionamento strategico (ad esempio, in nicchie di mercato) oppure di specializzazione di cliente/prodotto e aumento della qualità percepita. Questi aspetti trovano riscontro nei dati economici relativi all’andamento del costo del lavoro e agli investimenti in tecnologie.
"L’economia piemontese – spiega Roberto Cullino, di Banca d’Italia - viene da un lungo periodo di bassa crescita, ma continua a caratterizzarsi per molti punti di forza e per la presenza di numerosi casi aziendali di successo. Il Rapporto dell’Osservatorio, soffermandosi su alcuni di questi casi, evidenzia i fattori comuni alla base della crescita delle imprese e contribuisce alla conoscenza e alla diffusione delle “buone pratiche” per una maggiore competitività del nostro territorio".
"In questa seconda edizione, affrontando temi cruciali per l’economia di una regione che ha subito duramente i contraccolpi della pandemia – ha proseguito Andrea Gavosto, di Fondazione Agnelli - ci siamo voluti concentrare su dieci storie di successo di aziende che hanno saputo cogliere le opportunità di innovazione nel loro settore e porre la soddisfazione dei bisogni dei clienti al centro della loro attività".
"Dalla ricerca – ha concluso Emilio Paolucci del Politecnico di Torino - è emersa chiara la centralità della figura dell’imprenditore nel creare imprese capaci di innovare e crescere, anche in settori apparentemente tradizionali, con risultati economici e occupazionali significativi. Ci ha in particolare colpito come tutto ciò sia il frutto di una precisa visione del mercato, messa a fuoco attraverso processi decisionali coerenti e prolungati nel tempo, in cui si uniscono il legame con il territorio di appartenenza e la visione internazionale, la progressiva managerializzazione e l’investimento in formazione e le nuove competenze necessarie per coniugare capacità tecniche e ricerca continua dell’innovazione".
"Si tratta di ricette alla portata degli imprenditori e delle imprese piemontesi: vanno sostenute con investimenti in capitale umano e nuove tecnologie che non siano però fini a sé stesse o troppo lontane dalle reali esigenze delle imprese", è stata la chiusura di Paolucci.