Numeri, ma soprattutto scenari. Si ragiona per condizionali, quando in questi mesi si parla di economia. E dunque se da un lato le cifre mostrano con chiarezza la sofferenza (anche) delle esportazioni per il Piemonte, allo stesso modo il futuro si può delineare solo a seconda di certe condizioni. Tra un semaforo verde e un nuovo lockdown possono aprirsi un ventaglio pressoché infinito di situazioni. E' alla luce di tutto questo che oggi Sace ha presentato il suo "Rapporto Export 2020", spaccato italiano della situazione all'interno della quale si collocano proprio Torino e la nostra regione. E allo stesso tempo Unioncamere Piemonte ha declinato nel dettaglio territoriale l'andamento di questi sei mesi.
Le cifre: una pioggia di segni meno, Piemonte dietro la lavagna
Come per il resto d’Italia, anche l’export del Piemonte ha risentito delle conseguenze della pandemia Covid-19. In linea con il trend nazionale, nei tre primi mesi del 2020 le esportazioni regionali hanno registrato un calo del 5,8% rispetto all’anno precedente. Al giro di boa del primo semestre, la stessa voce ha visto il calo aggravarsi (-21,2%), con un dato peggiore rispetto alla media nazionale (-15,3% nello stesso periodo). Un risultato dovuto al grande peso per l’export della regione di settori quali meccanica strumentale e mezzi di trasporto, tra i più colpiti dallo shock pandemico. I segnali fanno, tuttavia, ben sperare per la ripresa di un’attività caratterizzata da una grande resilienza. In base alle previsioni del Rapporto Export 2020 di Sace, infatti, dopo aver subito un forte impatto nel primo semestre del 2020, l’export italiano si prepara a ripartire nel 2021, complice anche un effetto “rimbalzo” che potrà portare a un recupero relativamente rapido del terreno perduto. Nello specifico il Piemonte potrà beneficiare dello slancio di settori come l’agroalimentare e il farmaceutico (pesa l’1,8% del totale della Regione), rimasti dinamici e vitali a livello regionale anche in questi mesi, e che guideranno la ripresa nei prossimi mesi a livello nazionale. Nel primo semestre del 2020 il farmaceutico ha superato i 522 milioni di euro esportazioni (+38,4% rispetto allo stesso periodo del 2019) mentre le vendite oltreconfine di alimentari e bevande hanno superato i 2,7 miliardi di euro, grazie alla crescita dell’1,9% rispetto ai primi 6 mesi del 2019. Un incremento che compensa il calo dei mezzi di trasporto, settore tradizionalmente molto importante per la regione (è infatti il secondo per peso sul totale), ma che viene da una congiuntura difficile a livello mondiale ed è alle prese con dei temi strutturali. Infatti, il dato per questi prodotti tra gennaio e giungo 2020 segna -35,6% (era -12,8 alla fine del primo trimestre).
E se per produzione, ordini e fatturato il Piemonte andava meglio di Lombardia e Veneto, questa volta è proprio la nostra regione a finire dietro la lavagna. Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, Lombardia (-15,3%), Emilia Romagna (-14,2%) e Veneto (-14,6%) hanno limitato meglio i danni rispetto al territorio sabaudo, che tuttavia si conferma la quarta regione italiana esportatrice, con una quota del 9,3% delle esportazioni complessive nazionali.
Il I semestre del 2020 è stato in rosso per tutti i principali settori di specializzazione delle esportazioni piemontesi ad eccezione del comparto alimentare, che ha ancora messo a segno una crescita (+1,9%). Il primo comparto dell’export regionale si è confermato quello meccanico, che crea da solo circa un quarto delle vendite all’estero, ma che è calato del 21,7%. La filiera tessile e quella di metalli non hanno vissuto dinamiche migliori, evidenziando un calo delle esportazioni rispettivamente pari al 28,3% e al 25,1%. Le imprese della gomma-plastica hanno segnato una contrazione del 18,4%, di intensità inferiore è risultato il calo delle esportazioni di prodotti chimici (-10,5%). Il dato peggiore appartiene ancora una volta ai mezzi di trasporto, le cui vendite oltre confine hanno subito una contrazione del 35,6%. In particolare le flessioni più consistenti hanno riguardato l’export di autoveicoli (-43,7%), di prodotti della componentistica autoveicolare (-32,8%), le vendite oltre confine del comparto nautico (-75,0%) e dell’aerospazio (-23,7%).
Per quanto riguarda i mercati di sbocco, nel I semestre 2020 il bacino dell’Ue-27 ha attratto il 56,7% dell’export regionale, il 43,3% si è diretto verso i mercati Extra Ue-27 (Gran Bretagna compresa). Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono diminuite del 19,7% rispetto al I semestre del 2019. La Francia, primo partner commerciale della regione, ha ridotto l’acquisto di merci piemontesi del 22,1%, la Germania del 18,8%. Una contrazione ancora più marcata ha riguardato le vendite verso il mercato spagnolo (-24,1%) e quello polacco (-29%). Peggiore è stata la performance verso i mercati extra Ue 27. Le vendite dirette in questi paesi sono mediamente diminuite del 23,1% con picchi di calo più accentuati in Svizzera (-34,5%), Brasile (-30,0%) Turchia (-27,1%) e Regno Unito (-25,4%). Negativo anche l’export verso il mercato statunitense (-22,7%).
A livello territoriale si evidenziano risultati negativi per tutte le realtà provinciali. La flessione più contenuta, sebbene a doppia cifra, è stata registrata dal Verbano Cusio Ossola (-10,9%). La Provincia Granda ha segnato una diminuzione del 13,9% delle vendite oltre confine, seguita da Novara con un -15,4%. Con una flessione meno intensa rispetto alla media regionale troviamo ancora Vercelli (-16,8%), mentre tutti gli altri territori subiscono crolli più pesanti: Alessandria (-32,4%), Biella (-28,9%), Asti (-24,6%) e Torino (-21,4%).
I commenti: "Un semestre da dimenticare". "Puntiamo sulle filiere"
“Un semestre da dimenticare quello che abbiamo vissuto fino a giugno, e che speriamo di esserci lasciati alle spalle: il nostro export ha accusato un colpo fortissimo a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, le nostre merci sono rimaste in magazzino o non sono state del tutto prodotte. Il mondo si è fermato in quei terribili mesi e non potevamo aspettarci un risultato diverso per la nostra regione. Dobbiamo lavorare con maggior determinazione per consentire ai nostri prodotti di qualità di varcare i confini: l’internazionalizzazione è la strada maestra per poter crescere davvero”, commenta Gian Paolo Coscia, presidente Unioncamere Piemonte.
Nel 2019 in Piemonte Sace ha mobilitato risorse per circa 1,8 miliardi di euro, un impegno confermato anche nel 2020 con circa 700 milioni di euro mobilitati nel primo semestre per le attività di export e internazionalizzazione, ai quali si aggiungono le attività nell’ambito di Garanzia Italia. Ad oggi Sace ha all’attivo rapporti con oltre 1.400 imprese locali. "Il nostro tessuto imprenditoriale è fatto soprattutto di pmi - dice Pierfrancesco Latini, amministratore delegato di Sace -, frammentate ma con altissime specializzazioni ed è su di loro che vogliamo concentrare la nostra azione, visto che spesso lavorano poi nell'orbita di realtà più grandi". "Lo facciamo - aggiunge - sostenendo direttamente loro, oppure affiancando le operazioni delle aziende a capo filiera, così che i benefici ricadano anche su tutto l'indotto del territorio e sui loro lavoratori e famiglie".