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Economia e lavoro | 09 luglio 2020, 11:45

I negozianti chiedono aiuto: "Dai risparmi sui buoni pasto un fondo per riparare ai danni da lockdown e smartworking"

Banchieri (Confesercenti): "Bisogna garantire liquidità a bar, ristoranti e negozi: gli enti pubblici non possono fare risparmi sulla pelle di queste attività"

I negozianti chiedono aiuto: "Dai risparmi sui buoni pasto un fondo per riparare ai danni da lockdown e smartworking"

Con le persone che lavorano da casa, dunque si spostano di meno e non hanno bisogno di una "pausa pranzo" al tavolo di un bar o di un ristorante, il conto che stanno pagando gli esercizi pubblici di Torino è altissimo. Ecco perché Confesercenti lancia una proposta: un fondo per sostenere la liquidità dei negozi, alimentato dai risparmi realizzati dalla pubblica amministrazione grazie alla mancata erogazione dei buoni pasto ai dipendenti in smart working. 

“Regione, Comuni e tutti gli altri enti pubblici - spiega Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti - non possono pensare di risparmiare sulla pelle delle nostre imprese: si tratta di una massa di denaro ingente che in condizioni normali sarebbe entrata nelle casse di bar, ristoranti e negozi. La situazione delle attività di somministrazione, private quasi del tutto delle entrate derivanti dalla pausa pranzo, è sempre più drammatica. Ma il fenomeno coinvolge il commercio più in generale per il solo fatto che ci sia meno gente che esce e si muove: i benzinai denunciano un calo del 30% dell’erogato, ai negozi di abbigliamento, come di altri settori, manca una parte di introito che prima realizzavano proprio grazie a questo tipo di clientela; e non dimentichiamo i fornitori del settore Horeca e gli agenti di commercio che intermediano le vendite: anche loro denunciano un calo degli ordini (e quindi delle loro provvigioni) fra il 50 e il 70%".
“I dati sui consumi di maggio diffusi l’altro ieri dall’Istat sono drammatici e una parte delle vendite che mancano all’appello sono senza dubbio originate dallo smart workig. Dunque - conclude Banchieri - nell’immediato si trovi il modo di redistribuire le risorse risparmiate. Ovviamente, anche se importante,  questo è un palliativo. La vera soluzione - e qui rinnoviamo il nostro appello - è quella di un ritorno in tempi brevi ai posti di lavoro”.

"Siamo consapevoli delle difficoltà che il commercio di vicinato e quello delle piccole comunità viveva già prima della pandemia - ha commentato il consigliere della Lega, Claudio Leone - e che dopo il lockdown sono aumentate. In questo senso, dovremo riscrivere le regole e rimodulare le risorse disponibili per tendere a un modello come quello della Provincia autonoma di Trento, dove alle finalità commerciali dei piccoli negozi di paese si finanziano in maniera continuativa funzioni di carattere sociale ed aggregativo. Sul fronte dell’e-commerce la Regione non ha competenze dirette, ma auspichiamo un sollecito intervento dello Stato perché anche le nostre botteghe possano avvicinarsi a questo mondo ma equiparando con le piattaforme on line anche gli oneri di gestione, per superare quella che ad oggi è a tutti gli effetti una concorrenza sleale".

E il consigliere della Lega Valter Marin ha aggiunto: "Forse l’emergenza Covid ha addirittura reso più evidente la funzione sociale e culturale del commercio di vicinato, in particolare in piccole comunità come quelle dei paesi montani. Siamo certi che la Regione adotterà i provvedimenti necessari per valorizzare questo settore tanto strategico per i nostri territori".

Massimiliano Sciullo

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