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Attualità | 29 gennaio 2019, 09:28

Le "pietre d'inciampo" per Abramo e Rosa Segre

I fratelli chivassesi frequentarono il liceo "Berti" di Torino dove l'artista tedesco Gunter Demnig ha posato le pietre in loro memoria

Le "pietre d'inciampo" per Abramo e Rosa Segre

Si è svolta nella mattinata di martedì 22 gennaio, a pochi giorni dalle celebrazioni per la Giornata della Memoria che ricorre il 25 gennaio, la cerimonia per la posa di due “pietre d'inciampo”, davanti al liceo “Domenico Berti” di Torino, in memoria dei fratelli chivassesi Abramo e Rosa Segre, perseguitati dalle leggi razziali del 1938 e in seguito deportati e morti ad Auschwitz.

Nate da un'idea dell'artista tedesco Gunter Demnig, le “pietre d'inciampo” (Stolpersteine in tedesco), vengono poste all'interno del tessuto urbanistico delle città europee per essere una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Le “pietre d'inciampo” sono dei blocchi di pietra ricoperti da una piastra in ottone con il nome delle vittime naziste che sono state uccise, deportate, esiliate oppure portate al suicidio. Poste, in genere, di fronte alla casa dove vivevano le vittime, in questo caso le pietre d'inciampo sono state posate di fronte alla scuola, oggi Liceo ed un tempo istituto Magistrale, frequentate dai fratelli Segre.

Alla cerimonia hanno preso parte il Sindaco Claudio Castello, il Vice Sindaco Tiziana Siragusa, il Presidente della sezione “Boris Bradac” dell'Anpi, Vinicio Milani, i consiglieri comunali Annalisa De Col e Giovanni Scinica che, ricevuti dal Preside, hanno potuto anche vedere i registri di classe dell'epoca. Gunter Demnig ha posato personalmente le “pietre d'inciampo”, una posa che diventa un rito: Demnig si è inginocchiato ed ha lucidato la targa d'ottone con inciso il nome delle vittime, prima di installarla.

Abramo (1920) e Rosa Segre (1923) erano fratello e sorella che vivevano a Chivasso, figli di Alfonso Segre ed Ester Sacerdote e frequentavano entrambi l'istituto Berti di Torino. Era il 25 ottobre 1943 quando furono arrestati insieme alla madre Ester (Ernesta, nel frattempo rimasta vedova), mentre si trovavano nella loro abitazione e in un primo momento furono rinchiusi nelle carceri “Nuove” di Torino. Trasferiti nel penitenziario milanese di San Vittore a fine novembre, il 6 dicembre vennero messi sul convoglio ferroviario n.5 che li portò ad Auschwitz dove arrivarono l'11 dicembre e superarono la selezione per il lavoro forzato. Moriranno dopo il settembre 1944 a causa delle difficili condizioni di prigionia, come si apprende da “Il libro della memoria: gli ebrei deportati dall'Italia, 1943-1945”). Abramo, detto Mino, all'epoca dell'arresto aveva da poco ottenuto il diploma elementare e si sa che fu un carissimo amico di Boris Bradac, partigiano ucciso dai tedeschi nel 1945 ed a cui è intitolata la sezione chivassese dell'Anpi.

c.s.

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