Un computer, un tablet, anche soltanto una stampante. Beni preziosi in tempi di normalità, lo sono diventati ancora di più in queste settimane di quarantena, in cui le famiglie sono state invitate a rimanere a casa e le scuole sono state chiuse, affidando dunque i bambini alla "didattica online".
Un cammino decisamente in salita, soprattutto perché imboccato in tutta fretta e senza l'equipaggiamento adatto. Ma cui i diversi istituti di Torino stanno cercando di porre rimedio nel più breve tempo possibile. Anche dando vita a iniziative come quella dell'IC Sidoli, dove la preside Pia Giuseppina Falcone ha lanciato una "colletta solidale".
L'invito alle famiglie è infatti quello - laddove possibile - di mettere in comunione strumentazione informatica di cui non si ha necessità per garantirla a quelle famiglie in cui questa disponibilità non c'è. E dove dunque i bambini sono fortemente svantaggiati (se non del tutto tagliati fuori) dal proseguire nel programma di compiti e lezioni a casa.
Con il passare dei giorni, infatti, passato il comprensibile sbandamento iniziale, le scuole (Sidoli compresa, in ambedue i suoi plessi, nella via da cui prende il nome e in via Flecchia, entrambe nella zona Lingotto di Torino) hanno iniziato a veicolare contenuti e compiti attraverso mail, messaggio WhatsApp, ma anche spazi cloud o siti Internet degli istituti stessi. Un ventaglio di possibilità che però rischia di rimanere vano se per qualche motivo le famiglie non sono in grado di stare al passo: o perché la strumentazione serve al lavoro dei genitori, o perché i genitori stessi in possesso di smartphone devono stare fuori casa per le proprie mansioni o perché proprio quella dotazione in casa non c'è.
La scuola Sidoli dunque prova a lanciare un appello a tutti coloro che la frequentano, scommettendo sull'effetto benefico del passaparola. Perché la chiusura forzata in casa non diventi per i piccoli motivo di isolamento ulteriore.