Quando Cristina D’Avena, durante i suoi concerti, vuole scatenare il pubblico, non deve fare altro che cominciare a cantare “O-O-O-Oc-chi-di-gat-to”. La gente segue questa sua hit a memoria e in automatico.
D’altronde anche chi non segue i manga e gli anime ha sentito, più di una volta nella propria vita, questo ritornello.
La sigla di “Occhi di Gatto” cantata da Cristina D’Avena
Il manga di cui stiamo parlando, un best-seller che ha venduto nel mondo una cosa come 18 milioni di copie, nasce dalla penna di Tsukasa Hōjō, autore anche di “City Hunter”, altra serie di successo.
Tsukasa Hōjō
Il primo capitolo di “Cat’s Eye” apparve nel 1981 sulla rivista “Weekly Shōnen Jump” e, grazie al gradimento immediato, divenne presto una serie regolare che andò avanti fino al 1985. In totale vennero pubblicati 18 volumi, con 135 capitoli.
La trama ruota attorno a tre bellissime ragazze: Kelly (sorella maggiore), Sheila (mezzana) e Tati (sorella minore) . Di giorno gestiscono un bar, il “Cat’s Eye”, di notte, indossando delle tutine molto aderenti, si trasformano in ladre imprendibili, specializzate nel furto di opere d’arte. Non rubano per avidità. Il loro scopo è impossessarsi della collezione che apparteneva al loro padre misteriosamente scomparso. A rendere tutto più complesso c’è Matthew, investigatore di polizia e fidanzato ignaro di Sheila.
Una tavola tratta dal manga
Qui occorre aprire una parentesi sulla caratteristica peculiare e nel contempo più improbabile del trio di ladre. Sono geniali, atletiche, acrobate, esperte in arti marziali, se non fosse che non uccidono potremmo paragonarle al nostro Diabolik, però... Beh, aggiungiamo che si ostinano a non indossare una maschera e sono sempre incredibilmente fortunate, dato che nessuno dei loro avversari, e tanto meno la polizia, riesce mai a vederle in faccia. Matthew, in particolare, fronteggia più volte la propria fidanzata senza rendersene conto (va beh, lui non è un’aquila, diciamolo).
Il successo di cui ha goduto “Occhi di gatto” è comunque legato anche a questo avvincente intreccio tra azione, commedia e romanticismo.
Dalla carta al video, il passaggio è stato inevitabile: nel 1983 la Tokyo Movie Shinsha produsse l’anime che tutti conosciamo, trasmesso su Nippon Television, che si sviluppò in due stagioni fino al 1985 per un totale di 73 episodi. In Italia arrivò a metà degli anni ‘80.
Col tempo nacquero anche altre produzioni: un live action televisivo (cioé una trasposizione interpretata da attori in carne e ossa) nel 1997, un remake cartaceo intitolato “Cat’s Ai” pubblicato tra il 2010 e il 2014, e un cameo del trio in una puntata di City Hunter nel 2019.
Il trailer del live action del 1997
La copertina di “Cat’s Ai”, remake manga
L’ultima produzione, realizzata poco più di un anno fa, è un altro live action televisivo attualmente visibile su Prime, RaiPlay e anche su Rai 2. La serie è francese, tant’è che il trio di ladre agisce stavolta a Parigi (città che ha comunque frequentato più volte anche nell’opera originale).
Il trailer del nuovo live action in onda sulla RaiLe interpreti sono le attrici Constance Labbé (sorella maggiore), Camille Lou (mezzana un po’ somigliante alla Sheila del cartone) e Claire Romain (sorella minore). I nomi delle tre ladre sono gli stessi utilizzati nel doppiaggio francese dell’anime. Si chiamano nell’ordine Sylia, Tamara e Alexia. Anche la sigla della serie è una versione riarrangiata di quella utilizzata nell’edizione transalpina del cartone.
La sigla del nuovo live action televisivoIl cantante francese MB14 (doppiato in italiano dal torinese Davide Albano) interpreta Quentin, il fidanzato di Tamara. Bisogna dire che, in questa versione, il poliziotto è un po’ meno imbranato di quello dell’anime.
Poi, udite udite, nel cast c’è anche Carole Bouquet.
La struttura della storia, in questa produzione, ricalca a grandi linee quella originale, con alcune novità e con le ovvie differenze legate all’ambientazione e all’epoca in cui si svolgono i fatti (il nostro presente).
Un prodotto tutto sommato godibile sia da chi è stato bambino negli anni ‘80, sia da chi, oggi, si avvicina per la prima volta al “trio compatto” delle “tre sorelle che han fatto un patto”.
Noi ci rileggiamo la prossima settimana.