Attualità - 19 luglio 2025, 12:12

La Popillia, il coleottero giapponese che spaventa il Piemonte: “Ma non usate trappole ai feromoni”

Arrivata con container e aerei. Distrugge foglie, fiori e frutti e sta mettendo sotto pressione alcune coltivazioni. Ivrea e il Canavese le aree più colpite. Difficile eradicarla senza un equilibrio naturale

Foto di Richie Bettencourt - tamite Unsplash

Foto di Richie Bettencourt - tamite Unsplash

In Giappone è un porta fortuna. Nel resto del mondo una seccatura. Parliamo della Popillia japonica, un coleottero che arriva proprio dal Sol Levante. Alla vista piacevole, dal colore verde metallizzato con riflessi bronzei, ma che, con particolare vigore in quest’estate, sta colpendo colture e piante ornamentali, mangiucchiando foglie, fiori e piccoli frutti. 

In Piemonte l’insetto è stato rilevato per la prima volta nel 2014 nel Parco del Ticino. Autoctono giapponese, è un animale “autostoppista”, arrivato in Europa forse attraverso container, forse con voli turistici. Difficile stabilirlo. Ma l'atterraggio dell'organismo infestante sul nostro continente sembra rientrare nei casi di grandi movimentazioni di merci e persone che hanno avuto un’accelerata nell’ultimo decennio. Così come già capitato in passato, per esempio, con la cimice asiatica

La natura trova sempre il suo equilibrio, ma il processo è spesso lungo. In Giappone l’animale è inserito in un contesto di biodiversità dove sono presenti altri insetti o organismi limitatori” e quindi non creano problemi al patrimonio arboreo e produttivo del luogo. Motivo per cui non viene considerata una sciagura. Ma, anzi, un talismano. 

Negli Usa da un secolo, ora nel Canavese

Così non è negli Stati Uniti dove la Popilla è presente da un secolo. E nonostante l’ampio arco di tempo esistono ancora aree statunitensi dove l’equilibrio non è stato raggiunto. 

Bisogna attendere, quindi, per vedere un argine all’avanzata del coleottero giapponese capace di attaccare 300 specie di piante. E intanto fioccano le segnalazioni da parte di agricoltori, ma soprattutto da proprietari di orti e giardini in Piemonte. Quest’anno la presenza è stata rilevata maggiormente ad Ivrea e nel Canavese, zona dove si produce l'Erbaluce di Caluso Docg. Ma la Popillia c’è anche sulle colline della città di Torino

Sulla questione nei giorni scorsi è stata depositata un’interrogazione da parte del consigliere regionale del Pd Alberto Avetta e che verrà discussa, presumibilmente, nella prossima seduta di Palazzo Lascaris

Come si sviluppa la Popillia

Ma come si sviluppa la Popillia? Le uova vengono solitamente deposte in prati umidi. Si è evidenziato come in anni siccitosi la sua presenza è stata limitata proprio perché le uova non si schiudono o le larve non riescono a svilupparsi. Una volta schiuso è capace di volare a una distanza di 15 chilometri. Si ferma su piante a lui gradite, dove comincia a rosicchiare e da qui possono svilupparsi delle colonie. La Popillia generalmente compare intorno a giugno per poi sparire nel mese di agosto. Già a metà luglio, solitamente, si evidenzia un calo della sua presenza che, però, quest’anno non si è ancora manifestato. 

I danni da Popillia

Occorre, come ribadiscono i tecnici del Settore Fitosanitario della Regione, distinguere i danni alle colture agricole rispetto ai segni da infestazione che si notano bene, per esempio, nelle foglie di vite che vengono letteralmente divorate da gruppi di insetti, lasciando le piante pelate. In viticoltura si può tollerare fino a un 30% di “mangiatura” di foglie, che non vanno a incidere sul prodotto finale. Oltre a questa soglia le viti riducono la fotosintesi, determinando un danno sulla produzione di uva

Non solo foglie. La Popillia è ghiotta di pesche, susine e piccoli frutti come mirtilli e more. A Borgo D’Ale, nel vercellese, in una delle aree maggiormente attenzionate, si segnalano quest’anno danni sulle pesche. 

L’azione di difesa nei campi

Ma le aziende, di base, sono inserite in una rete di assistenza tecnica e con alcuni trattamenti insetticidi effettuati durante il volo dell'insetto, al momento, si contengono i danni. 

Oltre ai trattamenti la Regione procede con la cattura massale con trappole attract and kill che catturano e eliminano l’insetto, ma che sono dislocate solo nel fronte di avanzamento. Con queste modalità si è rallentata l’espansione, ben sapendo che non si può eradicare del tutto, ma aspettare che la ricerca, coordinata a livello italiano ed europeo, riesca a trovare soluzioni utili per contenere l'insetto in modo da arrivare a un contenimento anche favorendo il raggiungimento di un equilibrio naturale con limitatori presenti nei nostri ambienti.

Come agire nel privato

Diverso è il discorso per chi possiede giardini e orti. Qui si può agire manualmente, possibilmente nelle prime ore del mattino, raccogliendo l’insetto ed eliminandolo. Oppure utilizzando prodotti naturali come olio di Neem. Con presenze importanti i trattamenti devono essere ripetuti. Si può agire preventivamente sulle larve quando si trovano nel terreno con trattamenti con i nematodi (piccoli vermi cilindrici non visibili a occhio nudo) che si nutrono delle larve. 

Evitare le trappole coi feromoni

Mentre c’è un comportamento che, al contrario, è controproducente nella lotta all'insetto. È necessario che, soprattutto i proprietari di orti e giardini, evitino l’installazione di trappole feromoniche che hanno la peculiarità di attirare l’insetto alimentando la propagazione in singole zone, rischiando di aumentare il problema, anziché risolverlo.

"Se non vuoi la Popillia nel tuo giardino, metti la trappola nel giardino del vicino”, è il modo di dire ironico utilizzato negli Stati Uniti proprio ad evidenziare il comportamento scorretto nell’utilizzo di uno strumento regolarmente venduto e reperibile online.

Dove informarsi

Sulla pagina dei sevizio fitosanitari della Regione Piemonte è possibile avere tutte le informazioni necessarie per affrontare il coleottero giapponese. 

Daniele Caponnetto

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