Economia e lavoro - 12 giugno 2023, 10:45

Torino e il Piemonte "culla" per le imprese giovani, ma restano ancora poche: "Il 21% di inattivi è uno spreco"

Siamo la seconda regione d'Italia e anche il capoluogo si piazza bene, ma non basta. De Santis (Confartigianato): "Andiamo meglio di altre zone d'Italia, ma si tratta comunque di un'emergenza da risolvere"

Apprenditsti artigiani al lavoro

Torino e il Piemonte si rivelano ambienti adatti a far crescere aziende giovani, soprattutto artigiane. Ma non basta

Torino e il Piemonte si scoprono territorio fertile per le giovani imprese. Lo dice il rapporto appena presentato a Roma da Confartigianato in occasione della Convention giovani imprenditori.
Assemblando una serie di indici, infatti, si scopre che il Piemonte si piazza al secondo posto della graduatoria nazionale per quanto riguarda le condizioni utili a far nascere un'attività imprenditoriale guidata da nuove generazioni. Un punteggio di 770 che la colloca alle spalle della "solita" Lombardia, ma molto al di sopra della media nazionale, dove il dato è di 627. Torino, tra le province, ottiene 687 punti. 

L’indice misura le condizioni dell’habitat sulla base di tredici indicatori tra cui: il tasso di occupazione under 35, la presenza di giovani imprenditori, la collaborazione scuola – imprese, la diffusione dell’apprendistato ed il saldo migratorio dei giovani verso l’estero o altre regioni.

Tasso di inattività al 21%

Questa Italia a diverse velocità da un lato favorisce le 522.086 aziende guidate da under 35, dall’altro è all’origine di un nostro record negativo in Europa: nel 2022 siamo stati il Paese con il più alto numero di giovani tra 25 e 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro, ben 1.568.000, con un tasso di inattività del 25,4%, rispetto al 15% della media europea - afferma Dino De Santis, presidente Confartigianato Torino -. Secondo il rapporto di Confartigianato va un po’ meglio nella provincia di Torino dove il tasso di inattività tra i giovani (25-34 anni) è pari al 21%”.

I giovani – continua De Santis – sono il futuro del made in Italy. Ma il  tasso di inattività pari al 21%  -parlando del torinese- rappresenta un assurdo ‘spreco’, una vera e propria emergenza da affrontare rapidamente. L’Anno Europeo delle Competenze sia l’occasione per cambiare davvero, facendo leva sulla formazione, su un nuovo e intenso rapporto tra scuola e imprese per trasmettere il ‘saper fare’, su misure per sostenere la creazione d’impresa e il passaggio generazionale in azienda”.

Giovani e artigiani

Numeri sopra la media anche quando si parla di giovani e imprese artigiane, per Torino e il Piemonte. “Il 32% delle imprese giovanili attive nella nostra Regione (che sono 38.215) è iscritta all’Albo Imprese Artigiane; la media nazionale si ferma invece al 23,6% - prosegue De Santis –. Il fatto che circa un'impresa giovanile su 3 sia artigiana conferma l’innata vocazione manifatturiera della nostra Regione che ha saputo traghettare nel tempo tradizioni e maestranze, tenendo però sempre un occhio sul futuro. Tuttavia non possiamo non osservare anche delle evidenti criticità sulla vocazione imprenditoriale dei giovani. L’incidenza di imprese giovanili sul totale in regione è pari al 9% anche se ci vede sopra la media nazionale (8,7%). Ma la tradizionale difficoltà sul passaggio generazionale, i costi e i maxi rincari che, comprimendo i margini di guadagno, hanno sconsigliato non pochi giovani ad aprire un’attività imprenditoriale. Una riflessione va fatta anche sulla qualità e quantità degli incentivi, sia a livello nazionale che regionale”.

Massimiliano Sciullo

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