Si entra in Italia e la Alberobello-Lecce è l'apoteosi della bellezza immersi negli olivi e in pubblico straordinario. Quei tifosi che erano mancati in una se pur interessante Albania.
E' il giorno dei velocisti e a parte Roglic che nel km Red Bull (il nuovo traguardo volante presente in tutte le tappe in linea che assegna 6-4-2 secondi di abbuono) ha acciuffato proprio due secondi a discapito del rivale Ayuso (per primo erano passati il fughista Munoz del Team Polti VisitMalta davanti al Del Toro della Uae alla quale non è riuscita la tattica di far prendere gli abbuoni allo spagnolo, non ci sono state altre grandi emozioni. Se non la caduta che ha visto coinvolti 15 corridori tra cui Ciccone e la maglia rosa Mads Pedersen. A cui ne ha fatto seguito un'altra senza però nessuna conseguenza fisica, non è caduto, e neanche per la classifica.
Dicevamo quindi la volatona di gruppo. Portata a casa dal semi sconosciuto (non me ne voglia) il 23enne olandese Van Uden portacolori del Team Picnic PostNL che ha preceduto i connazionali Kooij (grande lavoro di Affini) e Zijlaard con una volata sontuosa traghettato in maniera ottima dal compagno Welten. Non era il favorito e neanche tra i papabili per una top ten probabilmente ma le volate possono sempre regalare sorprese.
Perché i velocisti nelle tappe pressochè piatte o leggermente mosse con i fughisti pronti a fare l'impresa della vita non possono mai abbassare la guardia. Le squadre sgomitano per tirare il gruppo per cercare di stare davanti ed evitare i ventagli e già a 20 km dal traguardo è vera e propria bagarre per non perdere posizioni.
Poi ci sono le spallate, la furbizia, il treno che deve evitare di non "deragliare", attento a coprire il proprio capitano ed evitare incursioni o "fagianate" anticipatorie. Basta poco per buttare via il lavorone fatto durante la tappa.
Insomma è duro il mestiere del velocista. E il sorriso a 32 denti del giovane vincitore di ieri lo stanno a dimostrare e sono il bello di questa tappa del Giro.
Proprio a Lecce 22 anni fa, il 10 maggio del 2003 Alessandro Petacchi vinse la sua prima tappa alla Corsa Rosa battendo il Re Leone Mario Cipollini. Portando a casa poi in quell'edizione altre 5 tappe. Quel giorno al suo fianco, come sempre durante tutta la sua carriera, c'era suo papà Lucio. Mancato lo scorso 25 aprile a 76 anni dopo un incidente sul lavoro e un calvario durato 5 mesi.
A lui e a tutti gli appassionati di ciclismo com'era il papà di Ale Jet dedichiamo questa puntata del BuonGiro. Immersi nelle volate a bocca aperta per scoprire chi può aver tagliato il traguardo con le braccia al cielo.
IL COMMENTO TECNICO di Marco Rebagliati
5° Tappa, 151 km da Ceglie Messapica a Matera. Tappa "breve" con la parte finale di corsa scoppiettante. L'arrivo è in leggera salita, ma tutto il finale è un susseguirsi di brevi salitelle che faranno sicuramente selezione. Attenzione a mandare via una fuga numerosa perché con un arrivo così sarà dura controllare la gara e organizzare un inseguimento. Insomma tappa da attaccanti oggi.
Photo credits: LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport