Primo compromesso sulla Torino-Aosta, anche se la burocrazia rischia ancora di creare code e rallentamenti (virtuali e non solo). Si procede ancora a una corsia, a salire e scendere. In attesa che dal Ministero arrivi il semaforo verde.
Insomma, non cambia nulla rispetto al momento attuale, ma non si potrà usare il nuovo svincolo con il ponte, ormai pronto. "Abbiamo presentato il progetto nell'agosto del 2020, da luglio 2020 avevano a Roma il progetto esecutivo del ponte più lo svincolo, abbiamo fatto i lavori e tutto ciò che si doveva fare e a ridosso dell'apertura è arrivata il 16 gennaio la diffida dal Ministero che ci diceva di tenere chiuso", dice Luigi Cresta, ad di Ativa. "Noi avremmo aperto sotto forma di cantiere, sotto la nostra responsabilità, come si è sempre fatto. Invece dobbiamo rimanere così com'è. Dal Ministero non ci hanno dato tempi e certezze, ci hanno richiesto progetti che hanno già da anni".
In collegamento, durante l'incontro in Prefettura, anche gli esponenti della Regione. "Abbiamo chiesto a gran voce e ottenuto che il vertice di questa mattina in Prefettura si chiudesse con una soluzione e questa soluzione è arrivata – dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi – Abbiamo chiesto che non si entrasse nel merito della vicenda amministrativa tra la società concessionaria e il ministero che verrà approfondita nelle sedi adeguate".
"L’autostrada Torino-Aosta quindi non chiude e continuerà ad essere gestita nella modalità attuale, senza ulteriori penalizzazioni per l’utenza. Abbiamo difeso le ragioni dei nostri cittadini e del nostro sistema economico che non avrebbero compreso e non potevano accettare l’interruzione di un collegamento per una vertenza burocratica. Abbiamo chiesto e ottenuto che sia tutelata l’utenza. Ringrazio la Prefettura e la disponibilità di Ministero e di Ativa, che pur senza fare passi indietro rispetto alla vicenda complessiva, hanno compreso l’esigenza di non chiudere la tratta, con un provvedimento incomprensibile che avrebbe penalizzato cittadini e imprese", concludono Cirio e Gabusi.