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Politica | 03 ottobre 2022, 19:27

Caucino difende Allontanamento Zero: “I bimbi ci chiedono di stare con le famiglie, noi le aiutiamo” [INTERVISTA VIDEO]

L'assessore all’Infanzia avverte: "L'80% degli allontanamenti si può evitare: non possiamo togliere bimbi alle famiglie in crisi economica, dobbiamo aiutarle. E attenzione, con il caro bollette Allontanamento Zero diventerà ancora più necessario"

L'assessore Chiara Caucino

L'assessore Chiara Caucino

Sono circa 2.000 i minori che ogni anno vengono allontanati in Piemonte dalle loro famiglie. Per l’assessorato l’80,9% di questi allontanamenti potrebbe essere evitato, se solo si intervenisse a sostegno delle famiglie. E’ per questo motivo che dopo tre anni circa, il disegno di legge Allontanamento Zero arriva a Palazzo Lascaris. Un provvedimento contestato, discusso, osteggiato.

A fare chiarezza su obiettivi e modalità di applicazione, l’assessore all’Infanzia, genitorialità e ruolo della famiglia nelle politiche del bambino Chiara Caucino, che avverte: “Oggi, con il caro bollette, è ancora più importante perché si scongiuri che una famiglia con disagi economici possa vedere allontanato il minore”.

Assessore si parla tanto di Allontanamento Zero; è un disegno di legge che ha sollevato numerose polemiche. Facciamo chiarezza: di cosa si tratta?
Di uno dei disegni di legge più sacrosanti che si possano immaginare: è stato approvato all’unanimità il 22 novembre 2019 in Giunta e ha subito una serie di attacchi e ostruzionismi da parte della minoranze.

Secondo lei perché?
Perché va a intaccare un sistema di allontanamento del minore e necessariamente laddove si portano novità e innovazioni, scardinando sistemi esistenti, ad alcuni può non piacere. Non va bene che ritiene che lo status quo debba essere mantenuto.

Ma qual è l’obiettivo di Allontanamento Zero?
Il sostegno della famiglia per supportare e tutelare l’interesse del minore a crescere, essere educato e vivere all’interno del nucleo famigliare d’origine. Vogliamo dirottare gran parte delle risorse che oggi vengono impiegate per pagare le rette delle comunità, parliamo di circa 47 milioni di euro l’anno, utilizzandole per sostenere economicamente le famiglie che si trovano ad affrontare situazioni di disagio economico. Soprattutto in questo momento storico. Poi prevediamo una serie di aiuti psicologici, di socializzazione, attraverso uno strumento che abbiamo chiamato PEF (Progetto Educativo Famigliare), che dovrà essere costruito dai servizi in costante rapporto: servizi sociali con servizi sanitari, questo è un elemento di novità. Gli operatori sanitari dovranno accompagnare gli operatori sociali.

Eppure in tanti continuano a contestarvi.
Noi del centrodestra riteniamo di dover accompagnare la famiglia, che deve essere al centro. E come noi lo dicono tante norme regionali e nazionali, che mettono al centro la famiglia come luogo deputato alla crescita dell’individuo. Non stiamo scoprendo nulla di nuovo. Vogliamo che questi principi siano attuati e applicati in modo serio.

Qual è la situazione minori allontanati dai genitori in Piemonte?
Diamo dei numeri per capire la portata del fenomeno: abbiamo 2.300/2.400 minori fuori dal nucleo. Da questo numero dobbiamo scomputare i minori stranieri non accompagnati, che sono circa 300 (fuori dal nucleo ma non allontanati). A fine 2020, per esempio, i minori allontanati dal nucleo famigliare di origine in Piemonte erano 1.991. La media è circa di 2.000 all’anno, una media ben superiore a quella nazionale. Ci siamo chiesti perché in Piemonte si allontanasse di più rispetto al resto dell’Italia e ci è stato detto perché si lavora meglio.

E a lei questa risposta ha convinto?
No, non ha convinto. Rifiuto quest’idea, dico il contrario: se si lavora meglio, si allontana di meno. Significa aver fatto un’azione di prevenzione. Quando ci sono disagi e vulnerabilità, prima si supporta la famiglia e prima preveniamo l’allontanamento. Che è quello che questo disegno di legge sta provando a fare. E’ più semplice allontanare, significa togliere il problema e collocarlo altrove. Ma il problema non può essere il minore, se il problema è la famiglia. Le stesse linee guida nazionali dicono di sforzarsi in ogni modo per far sì che il minore cresca nella famiglia d’origine, nonostante le vulnerabilità. Molti minori allontanati, poi rientrano in famiglia, senza che si sia lavorato dentro essa. Questo significa fallire perché non siamo stati in grado di prevenire, abbiamo allontanato e creato un trauma e poi inserito di nuovo. Che senso ha? Allora è meglio lavorare sulla famiglia, con un PEF che deve durare almeno sei mesi, serve lavorare con obiettivi  che devono essere oggetto di valutazione.

E se se fallisce il PEF?
Si può ricorrere allo step successivo, l’affidamento intra-famigliare, entro il quarto grado di parentela. Se ciò non è possibile, un affidamento extra-famigliare. In ultima ratio, potremmo collocare il minore in comunità. Vogliamo evitare l’inserimento del minore in comunità. Ecco perché vogliamo meno ingressi possibili e cercando di rivalutare tutte le situazioni in essere, facendo tornare il minore in famiglia laddove è possibile. Ho visto tanti bambini tristi, che vivevano in luoghi comunitari non adeguati alla loro ripresa e rinascita dal punto di vista sanitario, educativo e sociale. Tanti bambini mi hanno chiesto di tornare a casa, di tornare da mamma e dal nonno. Non posso rimanere inerme di fronte a queste richieste.

Ma è vero che l’80% circa di allontanamenti in Piemonte non sarebbero necessari?
Sì, ’80,9% dei casi sono casi su cui si può lavorare. Perché le motivazioni degli allontanamenti sono legati a incuria, alla trascuratezza, stili educativi non consoni. Elementi come la mancanza di una rete parentale adeguata. Se la famiglia fosse stata sostenuta, avrebbe potuto essere evitato l’allontanamento. C’è poi un restante 19% dei casi circa in cui è necessario l’allontanamento: quando si parla di maltrattamento conclamato per il 12,4% o del sospetto abuso per il 3%, noi non abbiamo dubbi. Allontanamento Zero significa lavorare sull’80% dei casi, non i restanti: se il minore è in stato di pericolo, ci mancherebbe ancora. Anzi. Stabiliamo che i servizi debbano intervenire in modo immediato e tempestivo, oggi non capita sempre con minori abbandonati per settimane. Si potevano scongiurare altre tragedie.

Alcuni manifestanti hanno urlato uno slogan la scorsa settimanale sotto Palazzo Lascaris: “Qui a Torino è come a Bibbiano”. Cosa ne pensa?
Guardi io non sono mai entrata nel merito rispetto a questa vicenda. Non voglio fare parallelismi, ho analizzato i dati e fatto studi, valutando a livello regionale, toccando con mano la realtà delle comunità piemontesi. E ho capito che la maggior parte di esse non è il luogo idoneo per la crescita di un minore. Questa è la mia posizione. Che ci siano parallelismi con Bibbiano non sta a me valutarlo, non sono un magistrato e non è mia competenza fare queste riflessioni. Sono un avvocato penalista e sono abituata a lavorare sui documenti. Preferisco non espormi, ma so che in Piemonte c’è un numero di allontanamenti superiore alla media nazionale.

Domani riceverà una forte opposizione in aula. Cosa vuole dire a chi le proverà a mettere proverà a ostacolare il disegno di legge?
In questi anni sono stata pervasa dalla rabbia. Un disegno di legge che attende tre anni è troppo: avevo le famiglie e i bambini che premevano perché qualcosa cambiasse. Ero in pena per loro. La minoranza fa il suo lavoro, perché questo disegno di legge muterà assetti importanti su questo tema. Non la colpevolizzo, ma vorrei dire che forse una certa politica dovrebbe smettere di essere miope. Certe criticità dovrebbero essere comuni: per un minore dovremmo essere sullo stesso tavolo a lavorare. Non mi capacito di questa miopia. Non ho interessi di sorta, solo uno: tutelare i minori e i bambini. Quando entro nelle comunità e mi chiedono aiuto, quello è l’interesse che mi sento di voler perseguire.

Invece la maggioranza sosterrà compatta il Ddl?
Credo di si, in linea di principio. Poi potremmo metterci d’accordo su alcuni dettagli, oggi mi sono arrivate tante richieste sugli emendamenti. Io sono decisa nel difendere la ratio di questo disegno di legge. In questi anni ho aperto all’Anci, agli enti gestori e alle autorità giudiziaria, con cui mi sono confrontata anche per volontà del presidente Alberto Cirio. Ma il disegno di legge non è mai stato snaturato. Anzi, devo dire che il confronto con il coordinamento della neuropsichiatria infantile, con la sanità della Regione, Allontanamento Zero è stato migliorato. Si sente poco il punto di vista dei pediatri, degli psichiatri. Ma sono operatori fondamentali nel processo dell’allontanamento e vanno invece rappresentati.

In conclusione, perché secondo lei Allontanamento Zero è necessario?
E’ necessario sopratutto oggi, dove tante famiglie scivolano verso la soglia di povertà inimmaginabile fino a un anno fa. Oggi, con il caro bollette, è ancora più importante perché si scongiuri che una famiglia con disagi economici possa vedere allontanato il minore. Solo per una lieve incuria verso un bambino o a una bambina rispetto cui c’è amore. La trascuratezza può essere legata alla contingenza economica. Noi, attraverso un supporto economico e a un accompagnamento totalizzante, diamo alla famiglia la possibilità di avere un’armonia e sicurezza mancante, perché si possa riprendere. E’ fondamentale questo disegno di legge.

Andrea Parisotto

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