Economia e lavoro - 16 gennaio 2022, 07:00

Smart working per sfuggire alla morsa di Omicron: gli artigiani piemontesi "doppiano" la velocità italiana

Secondo un'indagine di Cna, quasi un'impresa su cinque (19,7%) ha fatto ricorso al lavoro in remoto. In Italia l'ha fatto solo l'11%. E il 14,1% pensano sarà una soluzione da adottare anche in futuro

Il mondo dell'artigianato piemontese sceglie lo smart working molto più della media nazionale

Lo smart working per sfuggire alla morsa di Omicron. È quanto hanno fatto (e in parte pensano di fare ancora) gli artigiani e le aziende associate a Cna Piemonte. Secondo un'indagine effettuata dalla sigla di categoria, infatti, quasi un'impresa su cinque (19,7%) ha applicato questa modalità in passato. Una diffusione doppia rispetto al dato nazionale, fermo a poco più dell'11%.
E per il futuro, nella nostra regione, oltre il 14% ritiene che quella del lavoro in remoto possa essere una soluzione da adottare in futuro.

Smart, ma non solo

Lavorare a distanza, però, non è stata l'unica ricetta messa in campo dalle imprese per resistere alla pandemia. Il 50% delle aziende ha usato la cassa integrazione, il 40% lo smaltimento ferie e permessi (e il 19,7%, appunto, per lo smart working). Per il futuro, accanto allo smart (14,1%), gli artigiani pensano di fare ancora ricorso anche alla cassa integrazione (20%) e lo smaltimento di ferie e permessi (36,6%). 

"Smartworking non è soltanto telelavoro"

Si parla indistintamente spesso di smart working - commenta Daniele Marini, docente di sociologia dei processi economici all'Università di Padova, direttore scientifico di Research&Analysis di Community e responsabile scientifico del progetto Monitor Piccole Imprese di CNA Piemonte –. Quello a cui assistiamo è nella stragrande parte dei casi telelavoro. Ovvero traslocare i dipendenti dagli uffici a casa, mantenendo orari e flussi di lavoro. Lo smart working non solo richiede investimenti in connettività e tecnologia, ma anche il cambio di prospettiva per un lavoro dipendente che passi dalla scansione oraria a quella per obiettivi. Infine, è necessario un forte investimento in formazione. Lo smart working in senso stretto consente ai dipendenti una grande autonomia che significa anche molta responsabilità per poter rispettare gli standard aziendali. E l’imprenditore deve cambiare la sua mentalità, passando da fordista a digitale”. 

"Non solo amministrativi, anche la produzione sta diventando smart"

Come associazione vogliamo lavorare con la Regione e gli altri attori politici del territorio perché parte dei fondi del Pnrr possa assecondare e agevolare la trasformazione dello smart working. Prima di tutto siamo consapevoli che questa rivoluzione sta già coinvolgendo anche le linee produttive e non solo i settori amministrativi – afferma il segretario regionale di CNA Piemonte, Delio Zanzottera -. Lavorano e lavoreranno da remoto dipendenti che oggi agiscono sui macchinari in azienda. Ma anche questo processo di remotizzazione del lavoro non sarà arrestabile e va gestito. Abbiamo già esempi di aziende che producono macchinari e che svolgono la manutenzione da remoto, riducendo costi e tempi di attesa. In altre realtà è stato applicato il lavoro da remoto anche a operai specializzati digitalizzando l'accesso ai macchinari e sappiamo anche molte altre microimprese stanno cercando operai altamente specializzati che sappiano lavorare su attrezzature controllate a distanza”.