Attualità - 26 gennaio 2021, 10:52

Scorie nucleari, Cirio in Consiglio: "Scelte così gravi non possono essere prese senza coinvolgere sindaci e Regioni. Non è rispettoso"

Luigi Perri, presidente di Sogin, ha spiegato invece che l'iter per la localizzazione dei siti idonei è ancora lungo: "Non sono siti definitivi"

Il presidente della Regione Alberto Cirio

Decisioni di questo tipo non posso essere prese in una qualche stanza del Governo e comunicate agli interessati attraverso le agenzie di stampa. Scelte così gravi non possono essere prese senza coinvolgere i sindaci dei Comuni interessati ne la Regione. Non è rispettoso”.

Proprio non ce la fa ad accettare di essere stato informato attraverso i giornali.  Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha esordito così durante la seduta del Consiglio regionale aperto sul Deposito nazionale dei rifiuti nucleari, convocato per oggi, martedì 26 gennaio e tutt’ora in corso.

Lo scorso 5 gennaio, infatti, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambente, Sogin, la Società di Stato incaricata dal Governo che si occupa della dello smantellamento degli impianti nucleari italiani, ha infatti pubblicato la Cnapi, la Carta nazionale delle aree considerate idonee ad accogliere i rifiuti nucleari di bassa e media intensità che il nostro paese ancora produce. Otto i luoghi considerati favorevoli, di cui 6 in provincia di Alessandria (Oviglio, Castelletto Monferrato-Alessandria-Quargnento, Fubine-Quargnento, Bosco Marengo-Frugarolo, Castelletto Bormida-Sezzadio e Bosco Marengo-Novi) e due in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola). 

Io credo – ha dichiarato Cirio - che si debba fare ragionamento riguardo al passato. Non posso non sottolineare come il Piemonte abbia già fatto la sua parte per quanto riguarda i depositi nucleari”.

Da ricordare, infatti, la presenza dei siti di Trino, dei depositi di Saluggia, in provincia di Vercelli, e di Bosco Marengo, nell’alessandrino. “I luoghi considerati favorevoli sono aree Unesco, luoghi dove persone hanno fatto in investimenti immobiliari, dove hanno deciso di andare a vivere con il proprio coniuge ed i propri figli e dall'oggi al domani quel luogo viene definito potenzialmente ideono ad ospitare rifiuti nucleari – ha continuato -.  Noi dobbiamo trovare una soluzione con metodi diversi e nel rispetto delle comunità territoriali, parliamo della vita delle persone e comunità territoriali devono poter dire loro. Noi come Regione ci facciamo da garanti affinchè la voce dei territori arrivi al Governo”.

A rispondergli è stato Luigi Perri, presidente di Sogin. Ha spiegato che la strada per localizzare l’area idonea ad ospitare il deposito è ancora lunga. “Quelli inseriti nella Cnapi non sono i siti definitivi ma potenzialmente idonei – dice -. Dopo la valutazione di tutte le osservazioni ed al termine della consultazione pubblica appena iniziata verrà pubblicata la Cnai”. La Cnai altro non è che la Carta nazionale delle aree idonee, che saranno oggetto di un'ulteriore approfondimento. “Questo ci consentirà di avviare il percorso finale e ci sarà modo e tempo per sviscerare le tematiche per giungere alla scelta definitiva”.

Perri sostiene che Sogin è comunque pronta “ad accogliere eventuali modifiche”  al progetto e che “opererà in modo da garantire la sicurezza dei siti”.

A concordare con Cirio, durante la seduta, è stato Mauro Barisone, di Anci Piemonte, che anche sottolineato la necessità di valutare tutti gli aspetti che riguardano il territorio. Ambiente, agricoltura, turismo, "nel rispetto dei sindaci e dei cittadini". "Dietro a scelte di questo tipo ci sono molteplici interessi, ma quelli più importanti sono quelli dei cittadini che hanno investito nel loro futuro". 

Valerio Grosso, dell'Anpci sostiene che "non era il periodo propizio". "Siamo nel pieno della lotta al Covid, i sindaci stanno lottando anche contro la crisi economica. Le amministrazioni locali sono sotto già pressione. Abbiamo il bisogno del tempo necessario per produrre tutte le osservazioni". "I piemontesi sono disponibili nei confronti dello Stato e ci saremo disponibili a discutere di un deposito nazionale ma devono esserlo anche gli altri", conclude.

Durante la seduta sono anche intervenuti i vertici di Sogin. Emanuele Fontani, amministratore delegato, ha aggiunto che “Sogin è proprietà dello Stato e noi facciamo ciò che lo Stato ci dice di fare, quindi lavoriamo per il deposito nazionale unico. Oggi abbiamo 19 siti di stoccaggio e si è iniziata la procedura di individuazione, che sarà effettuata con la massima partecipazione democratica, dei territori potenzialmente idonei. Del resto il prodotto principale di Sogin è appunto la sicurezza dei cittadini”.

Fabio Chiaravelli, direttore deposito nazionale ha ricordato che “da anni si lavora su questo progetto, le attività specifiche hanno avuto inizio nel 2010, ma il problema nasce ben prima, già negli anni Sessanta. Si tratta di iniziare la procedura di localizzazione, pubblicando la carta delle località potenzialmente idonee. Questo serve per iniziare la procedura: da qui in poi si comincia, non c’è nulla di deciso, ma c'è il materiale per poter cominciare a parlare e poi a decidere. Si mira al coinvolgimento di tutti coloro che sono interessati nei territori che potenzialmente risultano idonei alla collocazione del deposito nazionale".

Dopo l'intervento di Francesco Bochicchio, istituto superiore Sanità, Maurizio Pernice, direttore dell’ispettorato nazionale sicurezza nucleare ha sottolineato che il ritardo nella realizzazione del deposito unico rappresenta maggiori costi per il Paese. “Il deposito unico sarebbe ancora più sicuro e costerebbe meno. Quanto alle osservazioni da proporre, condivido che sessanta giorni per una materia del genere sono realmente insufficienti. Ma in realtà ci sono due termini, quello di 60 giorni per le osservazioni e 120 giorni per preparare il seminario. Dopodiché ci sono altri 30 giorni dalla scadenza del seminario”.

Antonia Gorgoglione