Un'azienda piemontese su due teme di non ricevere gli aiuti dell'Unione europea legati al Recovery fund prima di un anno, quando potrebbe essere troppo tardi. Lo dice l'ultima indagine fatta da UeCoop, l'ente cooperativo di cui fa parte Coldiretti, ragionando sulle soluzioni ai danni che la crisi socio-sanitaria di questi tempi sta causando al tessuto economico.
L’Unione europea delle cooperative ha condotto la sua ricerca su un campione nazionale. Ma il Piemonte recita in prima fila. “Il rischio è che gli aiuti di Bruxelles arrivino troppo tardi per recuperare il terreno perso e difendere i livelli occupazionali – evidenzia il presidente regionale di Ue.Coop, Matteo Castella - considerato che a marzo scade anche il blocco dei licenziamenti. In questo momento storico segnato da una pandemia senza precedenti è necessario intervenire al più presto snellendo tutte quelle procedure burocratiche che rischiano di far perdere tempo prezioso per salvare aziende e posti di lavoro".
I numeri dicono che ci sono anche aziende più pessimiste, mentre gli ottimisti sono una minoranza. "Tutti riconoscono l’esigenza di fare presto e se il 20% crede che si potrà avere tutto in 6 mesi, una quota del 30% è convinta che per i soldi del Recovery serviranno almeno due anni. I diversi orientamenti rispetto all’atteso piano di sostegno all’Italia – prosegue Castella – sono il sintomo di una sofferenza sociale ed economica che colpisce imprese e famiglie mettendo a rischio il sistema economico nazionale".
"L’evolversi della situazione sta mettendo a dura prova la resilienza delle oltre 80mila cooperative italiane che – conclude – offrono lavoro a più di 1 milione di persone dall’agroalimentare alla scuola, dalle costruzioni alla logistica, dal commercio all’informatica, dall’assistenza sociale ai servizi di sicurezza e vigilanza generando un fatturato annuo che supera i 150 miliardi di euro”.