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chivassoggi.it | 04 marzo 2020, 15:25

I giochi sembrano fatti: campionato sì, ma a porte chiuse

Lo ha anticipato il ministro Spadafora. Il decreto del Governo atteso per il pomeriggio

I giochi sembrano fatti: campionato sì, ma a porte chiuse

Niente stop per il campionato di calcio. Il calendario proseguirà dunque “normalmente” (perdonateci la ridicolaggine del termine) ma nel rispetto della salute per tutti. Questo vuol dire che si cammina a passi spediti verso gli incontri a porte chiuse, per il momentoper i prossimi 30 giorni.

Quelle stesse “porte chiuse” che erano venute meno alla vigilia di Juventus-Inter (a conferma che quell’incontro, diventato oggi la madre di tutto questo casino, altro non era che la punta di un iceberg dalle radici profondissime) perché trasmettere all’estero le immagini di uno stadio deserto sarebbe stato deleterio per l’immagine dell’Italia, che continua ahinoi a preoccuparsi più dell’apparire che non dell’essere.

Lo ha lasciato intendere, se non proprio detto apertamente, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora pochi minuti fa, prima di raggiungere la Camera dei Deputati per il question time, centrato – manco a dirlo – sulle ricadute sullo sport dell’emergenza coronavirus.

Le anticipazioni del ministro dovrebbero trovare ufficialità in un decreto del Governo previsto per l’odierno pomeriggio. Ma, dopo tanti ribaltoni, sembra non siano attese sorprese.

Nonostante Governo e Lega di Serie A – e chi più ne ha più ne metta - abbiano sino ad oggi gestito la vicenda come forse peggio non si poteva.

In mattinata, frattanto, si è riunito il Consiglio di Lega (presenti soltanto Juventus, Inter, Milan, Lazio, Roma, Atalanta, Fiorentina, Udinese e Sassuolo, non il numero legale richiesto) per decidere sul calendario di un campionato ormai sconvolto e con la credibilità fortemente messa in dubbio: d’accordo sulla nuova scaletta ci sarebbe la maggioranza dei club: non l’Inter che prima di incontrare la Juve chiede (forse logicamente) di recuperare Inter-Sampdoria.

Ci sembra l'ennesima occasione persa dal calcio, che non può pensare solo agli utili, come se fosse un corpo estraneo alla società.

Walter Alberto

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