Scuola e formazione - 01 marzo 2018, 00:22

Al Newton di Chivasso "sciopero del freddo". Oltre 700 studenti fuori dai cancelli

Il preside Felletti: "Da dieci giorni l'impianto è guasto e abbiamo sollecitato l'intervento". Città Metropolitana: "Problema risolto"

Hanno scelto di stare fuori – mercoledì mattina intorno alle 8 la temperatura era di almeno 4 gradi sotto lo zero -, piuttosto che fare ancora una volta lezione al freddo. E’accaduto agli studenti del Liceo Classico-Scientifico “Isaac Newton” di Chivasso, dove da diversi giorni l’impianto di riscaldamento “fa i capricci”. “Preferiscono pagare le missioni militari piuttosto che spendere i soldi per scaldarci” è stato il colorito slogan lanciato dagli studenti assiepati di fronte all’ingresso, ma in sostanza non si può dare loro torto. Sono oltre 700 gli studenti che in questi giorni sono rimasti al freddo e anche il preside, il professor Doriano Felletti, conferma i disagi denunciati dai ragazzi: “Sono circa dieci giorni che riscontriamo questo tipo di problemi con l’impianto di riscaldamento dell’istituto (dal 2016 l’edificio scolastico è collegato alla rete del Teleriscaldamento) e ho contatto più volte gli enti preposti per risolvere la situazione. E’ stato un via vai di tecnici, ma questa mattina, i termosifoni erano proprio freddi. C’è l’ala che ospita le classi del Liceo Scientifico che è più fredda rispetto a quella del Classico e mediamente la temperatura è fra i 14 ed i 16 gradi”.

Nel pomeriggio l’Ufficio Lavori Pubblici e Infrastrutture di Città Metropolitana ha fatto sapere che i disagi di questa mattina sono dipesi da una perdita d’acqua per la rottura di una tubazione dell’impianto di riscaldamento, e dell’intasamento di uno scambiatore di calore: per questo si è verificato un sensibile abbassamento di temperatura in tre o quattro aule. Ma il problema è sotto controllo e i tecnici della Città Metropolitana informano che la tubazione è già stata riparata e che la pulizia dello scambiatore procede e sarà terminata entro la stessa giornata di mercoledì.






Annarita Scalvenzo